Richiesta di asilo, ad Ancona l'attesa è troppo lunga. Pakistano va dal giudice e vince: «L’iter va subito sbloccato»

Richiesta di asilo, ad Ancona l'attesa è troppo lunga. Pakistano va dal giudice e vince: «L’iter va subito sbloccato»
ANCONA -  Cinque mesi per riuscire a formalizzare la richiesta di protezione internazionale. È l’attesa vissuta da una cittadino pakistano senza fissa...

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ANCONA -  Cinque mesi per riuscire a formalizzare la richiesta di protezione internazionale. È l’attesa vissuta da una cittadino pakistano senza fissa dimora, costretto a rivolgersi al tribunale di Ancona per stringere sui tempi della procedura di protezione e accoglienza. Il giudice ha accolto il ricorso presentato d’urgenza dallo straniero, ordinando alla questura di formalizzare la ricezione della domanda di protezione internazionale entro cinque giorni dalla data del provvedimento; e alla Prefettura di provvedere all’accoglienza del pakistano. 

 

I rinvii


Il ricorrente, che avrebbe raggiunto l’Italia a piedi e con mezzi di fortuna, è arrivato alla causa in tribunale dopo, così ha raccontato, essere stato “rimpallato” più volte dalla questura. Nel ricorso, ha sottolineato di essersi recato per la prima volta in via Gervasoni l’8 agosto manifestando la volontà di richiedere la protezione. Sarebbe stato inviato a ripresentarsi il 9 settembre «in ragione dell’indisponibilità di posti per l’inserimento nelle strutture di accoglienza, così come comunicata dalla Prefettura di Ancona». Il 9 settembre l’invito a ripresentarsi il 27 ottobre, data poi slittata al 17 gennaio. In questo lasso di tempo, il pakistano avrebbe vissuto per strada e senza mezzi di sostentamento. Considerando la situazione, aiutato anche dall’Ambasciata dei Diritti, ha deciso di ricorrere in tribunale attraverso l’avvocato Paolo Cognini.


L’ordinanza


In questa vicenda, ha scritto il giudice nell’ordinanza, è stato «capovolto il percorso previsto dal legislatore, atteso che si è provveduto prima a verificare la disponibilità di posti per l’inserimento del soggetto nel sistema di accoglienza e, rilevata l’assenza di tale disponibilità, non è stato consentito al soggetto di formalizzare l’istanza di protezione». Una mancanza che ha «determinato il perpetuarsi della condizione di irregolarità del ricorrente, causando altresì l’impossibilità di accedere ai servizi connessi alla titolarità di un permesso di soggiorno».

 

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Corriere Adriatico