Processo bis per il colpo di fucile al figlio: serve una nuova perizia

Processo bis per il colpo di fucile al figlio: serve una nuova perizia
CHIARAVALLE - Lo scorso 28 febbraio, il gup Francesca De Palma lo aveva prosciolto da ogni accusa per la totale incapacità di comprendere gli atti del giudizio. Una...

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CHIARAVALLE - Lo scorso 28 febbraio, il gup Francesca De Palma lo aveva prosciolto da ogni accusa per la totale incapacità di comprendere gli atti del giudizio. Una sentenza che non aveva trovato d’accordo il pm Irene Bilotta, spingendola a impugnare la decisione emessa dal giudice. E così, ieri si è aperto il secondo grado per Mario Rosati, il 91enne accusato di aver tentato di uccidere con il fucile il figlio Renato, 66 anni, sul vialetto di casa. Gli spari erano stati esplosi il 5 giugno del 2018, a Chiaravalle, per motivi di natura economica.


 

La Corte d’Appello non ha confermato il verdetto emesso poco più di tre mesi fa, ma ha disposto una nuova perizia psichiatrica per valutare la capacità di Rosati di comprendere gli atti di giudizio e il suo livello di pericolosità sociale. L’incarico verrà affidato il prossimo 8 luglio al professor Massimo Melchiorre. Dunque, il processo si avvia verso una nuova fase, quando ormai la partita sembrava chiusa. L’imputato, difeso dall’avvocato Davide Toccaceli, è ricoverato nella Clinica psichiatrica dell’ospedale di Torrette. È stato trasferito al nosocomio regionale dopo un primo periodo passato nel carcere di Montacuto. 


Ci era finito dopo l’arresto operato dai carabinieri con le accuse di tentato omicidio e porto abusivo di armi. Il ferimento del figlio Renato c’era stato in via Marconi, in una vialetto adiacente all’abitazione del 91enne e a quella del figlio, rimasto ferito all’avambraccio e all’addome. In prima battuta era stato lo psichiatra Luciano Secchiaroli a stilare una perizia, in cui veniva sostenuta l’incapacità di stare a giudizio dell’imputato, affetto da demenza senile. L’esperto aveva evidenziato un deterioramento delle condizioni fisiche e mentali: Rosati non sarebbe socialmente pericoloso né in grado di reiterare il reato per i suoi sopraggiunti deficit fisici. Nonostante questo, il pm Bilotta aveva chiesto la condanna a 20 anni di carcere. Con il proscioglimento, l’impugnazione della sentenza e il ricorso in appello.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico