Il vigile del fuoco è morto tra le braccia del caposquadra

Gianluca Latini
MONTEMARCIANO - Stava spegnendo un incendio insieme ai colleghi Gianluca Latini, il vigile del fuoco 47enne deceduto nel pomeriggio di ieri fuori da un capannone abbandonato in...

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MONTEMARCIANO - Stava spegnendo un incendio insieme ai colleghi Gianluca Latini, il vigile del fuoco 47enne deceduto nel pomeriggio di ieri fuori da un capannone abbandonato in via Honorati a Marina di Montemarciano. Ad accorgersi che qualcosa non andava è stato il caposquadra che lo ha seguito fuori dallo stabile e proprio tra le sue braccia Latini si è accasciato. Probabilmente a causa di un infarto anche se ieri sera non è stato possibile accertare se sia stato in qualche modo scatenato e quindi collegato all'intervento che stava eseguendo. Un collega racconta che la bombola dell'ossigeno stava fischiando.














Un segnale che i pompieri conoscono bene perché può voler dire che l'aria sta per terminare. Può darsi che sia uscito proprio per quel motivo, perché il protocollo prevede di uscire al fischio, oppure perché già si sentiva male. Appena fuori non ha fatto in tempo a pronunciare nemmeno una parola. Ha traballato, il caposquadra lo ha sorretto poi aiutato dai compagni lo ha adagiato a terra tentando di rianimarlo. Ma il suo cuore aveva smesso di battere. Per mezzora anche il personale sanitario, nel frattempo intervenuto, ha provato ma per il pompiere non c'è stato più nulla da fare. E' rimasto a terra vegliato dai colleghi che non hanno permesso a nessuno di avvicinarsi al capannone abbandonato dell'Arvan ex Fiat, dove si era appena consumata la tragedia.



L’operazione di spegnimento dell’incendio era considerata di ordinaria amministrazione. Sul posto erano intervenuti i vigili del fuoco del distaccamento di Senigallia con i colleghi di Ancona. Gianluca Latini era in servizio dalle 8 della mattina e avrebbe smontato alle 20 per tornare a casa, in via 25 Aprile a Ponte Rio di Monterado a Trecastelli dove ad attenderlo per cena c'erano la moglie e i due figli. La chiamata al distaccamento è arrivata poco prima delle 18. Del fumo era stato visto uscire dal capannone abbandonato dietro il supermercato Famila. Un incendio che, in un'area dismessa, non sarebbe mai divampato se qualcuno non avesse violato la proprietà privata. Le cause del rogo non sono state accertate anche perché i vigili del fuoco, dopo il dramma, hanno concentrato l'attenzione sul collega morto. Due sono comunque le ipotesi. Qualche barbone o gruppi di rom come qualcuno ha segnalato, potrebbero aver occupato abusivamente il capannone e acceso un fuoco per riscaldarsi oppure qualcuno potrebbe averlo appiccato volutamente. Il forte odore di gomma bruciata lasciava pensare che ci fosse qualcosa all'interno come se qualcuno vi avesse bivaccato. Ieri ancora non era stata disposta l'autopsia ma è probabile che oggi verrà eseguita per cercare di stabilire come mai il cuore del pompiere improvvisamente abbia smesso di battere. Alle 20 è stata autorizzata la rimozione della salma per essere trasferita all'obitorio. Sul posto erano presenti anche i carabinieri di Montemarciano, che hanno poi chiesto ai colleghi di Trecastelli di informare la famiglia dell'accaduto.



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