Party choc a Perugia, fabrianese di 20 anni stuprata dal branco in piscina: c'è un terzo indagato. La giovane: «In cura per colpa loro, nessun perdono»

Party choc a Perugia, fabrianese di 20 anni stuprata dal branco in piscina: c'è un terzo indagato
FABRIANO «Mi sono sentita sollevata e ho provato un senso di giustizia perché la persona che mi ha provocato tutto quel dolore è stata individuata e fermata,...

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FABRIANO «Mi sono sentita sollevata e ho provato un senso di giustizia perché la persona che mi ha provocato tutto quel dolore è stata individuata e fermata, senza la possibilità di far male ad altre ragazze». Così la 20enne di Fabriano sull’arresto che ha portato in carcere il 25enne Karim El Zahar, nato a Norcia ma residente a Perugia. La procura lo accusa di aver partecipato al party estivo in cui la ragazza, assistita dall’avvocato Ruggero Benvenuto, sarebbe stata abusata. Ci sono altri due indagati - un 20enne perugino e un 23enne egiziano - ma a piede libero. 

Il dna

El Zahar è stato incastrato dal dna lasciato su un mozzicone di sigaretta fumata lo scorso 30 novembre in questura, in attesa di essere interrogato. Stando a quanto emerso nel corso delle indagini, la 20enne fabrianese è stata violentata nella notte tra il 18 e il 19 luglio scorsi alla piscina di Ponte San Giovanni. Lei e una sua amica erano arrivate nel pomeriggio con il treno alla stazione e assieme a un amico in auto avevano raggiunto la vicina Ponte Pattoli per una serata alla sagra paesana e per incontrarsi con un gruppo di giovani del posto conosciuti poco prima a un evento e con cui la 20enne era rimasta in contatto via social. Poi l’amico se n’era andato lasciandole con il gruppo di ragazzi, che a fine serata si sono offerti di riportarle a prendere il treno. Ma prima la tappa a una specie di party alla piscina comunale. Entrando ovviamente in modo illegale.

E lì inizia l’incubo della ragazza. Gli abusi, l’amica che cerca di difenderla e la fuga. «Nonostante il tempo trascorso il ricordo di quella notte è ancora vivido tanto che sono ancora in cura tramite un percorso di riabilitazione psichica e psicologica, non avendo ad oggi superato il trauma, ne riuscendo ad accettare quello che mi è accaduto» dice oggi la ragazza. «Conoscevo alcuni di questi ragazzi da qualche tempo, mi sembra che ci fossimo conosciuti durante il periodo estivo - continua ancora la giovane - ora faccio estremo affidamento sull’attività investigativa delle forze dell’ordine per ricostruire con esattezza le varie responsabilità».

Era stata lei stessa a «chiamare la polizia in un momento di distrazione dei miei aggressori». Su un ipotetico perdono: «Non credo di essere in grado di poter perdonare un giorno chi mi ha procurato così tanto dolore e sofferenza». Da individuare ci sono ancora gli altri partecipanti anche solo “morali” allo stupro che vanno tutti identificati. Un gruppo che, stando all’ordinanza custodia cautelare emessa dal gip Elisabetta Massini, nelle chat e atrraverso i nickname (forniti agli investigatori direttamente dalla vittima) parlava parecchio anche dell’accaduto ma che fuori dal virtuale è caratterizzato da «omertà».

 

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Corriere Adriatico