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ANCONA Parla veloce, il padre del 14enne che s’è gettato dal terzo piano della sua scuola, lo scientifico Savoia. Garbato, il genitore, in un sussurro, legittima la concitazione del momento: «Sono in Rianimazione, all’ospedale di Torrette, accanto a mio figlio». Sollecita comprensione: «Sono preoccupato, l’avrebbero dovuto spostare in reparto questa sera. Hanno rimandato a domani (oggi, ndr)». Allenta la tensione che lo tormenta da sabato mattina quando, per orgoglio, il suo ometto ha reagito, all’onta di un brutto voto, con un salto nel vuoto. Giù, nella vertigine per dieci metri, giù, nel baratro per un 2 dopo un’interrogazione che non doveva esserci.
La pietas
Si lascia andare alla cronaca emozionale degli attimi peggiori, il papà: «L’ho vista davvero brutta, ero convinto di arrivare lì, di fronte al liceo, e che non ci fosse più nulla da fare».
Riordina, cuore di padre, gli elementi temporali precedenti a un dramma che il fato non ha convertito in tragedia. Il terreno molle d’umidità ha attutito il colpo e salvato quell’esistenza ancora all’esordio sul mondo.
Gli esiti
«Eravamo da poco tornati da una settimana bianca - riprende a seguire una sequenza dagli esiti inaspettati - e mio figlio ha tentato di recuperare le materie in cui era rimasto indietro». La sua amarezza: «Non è riuscito su tutto: è arrivato quel 2, tutto vero». L’umiliazione che ha scatenato l’imponderabile. «Da sempre bravo - è al suo fianco - s’è sentito mortificato di fronte alla classe». Ricostruita l’anatomia della caduta, torna a dire: «Non giudico. Questa storia insegnerà qualcosa». Lui già lo fa, nel ringraziare tutti coloro che, domenica sera, si sono stretti attorno a lui in preghiera, a Santa Maria della Misericordia. Per il suo ometto.
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