OSIMO - Il colpo che hanno messo a segno a San Benedetto è considerato un punto di svolta delle indagini secondo gli investigatori della squadra mobile di Latina che hanno...
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Tutto è iniziato con la morte di di Domenico Bardi, 41 anni, ucciso dall’avvocato Palumbo di Latina dopo che il professionista era stato avvertito dall’allarme che qualcuno stava entrando nella sua casa. Gli inquirenti, guidati dal capo della Mobile Carmine Mosca, erano così entrati in possesso dei cellulari del morto e, soprattutto della Postepay che portava con sé grazie alla quale hanno notato numerosi accessi.
In un anno di analisi e appostamenti la polizia è riuscita a capire come si spostava la banda. Individuava nelle famiglie facoltose quelle da visitare. Il giorno del furto si appostavano davanti ai teatri o ai ristoranti perché sapevano che avrebbero trovato le abitazioni vuote. Si sinceravano degli indirizzi attraverso la targa delle auto, consultando la banca dati del Pra-Aci sul web spendendo - tramite la Posepay e un profilo fake solo 8,83 euro. Scoperta la residenza, i complici entravano in azione non prima di aver dato mandato alle due donne della banda di citofonare per l’ennesima conferma del via libera. Una volta ottenuto, i malviventi entravano in casa e portavano via tutto il possibile.
Il sodalizio non ha agito soltanto a San Benedetto ma in tutto il territorio tra Marche e Abruzzo, anche nel territorio osimano, per un totale di almeno 8 colpi solo nell’anno 2017, quello monitorato. Ma gli inquirenti sospettano, che siano stati in tutto almeno una settantina i colpi in tutta Italia in quel periodo anche perché un’altra metodologia operativa era quella di ottimizzare il lavoro riducendo i costi. Non tutti i 10 componenti venivano sempre utilizzati ma venivano impiegati a rotazione. Quelli che entravano in azione si appoggiavano negli hotel del territorio preso di mira ed effettuavano una serie di colpi prima di abbandonare la zona. C’era poi chi era in grado di aprire porte e gli specializzati negli gli attrezzi; chi assumeva il ruolo di palo e chi aveva fiuto per trovare gli oggetti più costosi. I ladri colpivano soprattutto nel fine settimana.
Le accuse
Le indagini sono durate un anno, poi ci sono voluti i tempi tecnici della giustizia affinché potessero scattare le manette ai polsi degli indagati, tutti originari del quartiere Traiano di Napoli. Anche perché il reato del quale sono accusati è pesante, gli viene contestata l’associazione a delinquere. Domani, a Latina, si svolgeranno gli interrogatori di garanzia. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico