OSIMO - Vecchie antipatie e dissapori mai passati. Sarebbero stati questi i motivi, secondo la procura, che il primo aprile 2017 avevano spinto un operaio di 36 anni a spaventare...
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Per evitare la deflagrazione era intervenuto il gruppo degli artificieri dell’Arma, in un misto di spavento e choc da parte delle vittime, residenti in una villetta di Padiglione di Osimo. I carabinieri erano riusciti a dare un nome al bombarolo fai da te solo quattro giorni dopo la scoperta dell’ordigno.
I sospetti si erano concentrati sul vicino di casa dei destinatari della “bomba”, trovato con tutta una serie di strumenti per la fabbricazione home made di petardi e altri oggetti potenzialmente esplosivi. A oltre un anno da quell’atto intimidatorio, il presunto autore del lancio ha affrontato l’udienza preliminare con l’accusa di fabbricazione di materie esplodenti. A incastrare l’operaio era stato il rinvenimento nella sua abitazione di una serie di oggetti potenzialmente utilizzabili per la produzione artigianale di esplosivi. I carabinieri avevano sequestrato materiale merceologico di fuochi pirotecnici di libera vendita, una boccetta di liquido infiammabile, un accendino e del nastro isolante di colore nero con cui, secondo gli inquirenti, si potevano chiudere gli ordigni. Da quanto emerso delle indagini, a far scattare il lancio erano stati vecchi dissapori tra le parti in causa. Tanto che, dopo il getto del primo aprile, le vittime avevano ricevuto in giardino un petardo. A 24 ore dal secondo getto era scattata la perquisizione a casa del 36enne. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico