Il cavaliere con il coltello: «Sono tornato indietro. Era morto e l’ho colpito»

OSIMO - Spunta un nuovo testimone che potrebbe essere determinante per risolvere il giallo di Osimo. E un particolare raggelante raccontato Valerio Andreucci, arrestato per il...

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OSIMO - Spunta un nuovo testimone che potrebbe essere determinante per risolvere il giallo di Osimo. E un particolare raggelante raccontato Valerio Andreucci, arrestato per il presunto omicidio del veterinario Olindo Pinciaroli, subito dopo la scoperta del delitto: «Prima sono scappato, poi sono tornato indietro e gli ho dato due calci e due coltellate, ma quando era già morto». L’avrebbe fatto per rabbia, in un momento di disperazione. Ma l’automobilista che domenica mattina percorreva via Chiaravallese e che si è trovato di fronte alla scena del delitto, ha notato l’ambulanza veterinaria finita fuori strada e un ragazzo lì accanto. L’ha descritto agli inquirenti e coincide con i tratti somatici e l’abbigliamento del 24enne ascolano sospettato di essere il killer del 54enne veterinario di Montelupone.


 

Un dettaglio è prezioso: il testimone è sicuro di non aver visto altre persone nei paraggi. Il racconto, considerato attendibile, confermerebbe in pieno la tesi degli investigatori: il cavaliere si sarebbe inventato tutto. La storia dei 4 malintenzionati che avrebbero speronato e assalito il furgone per derubare il “sopravvissuto” e il veterinario sarebbe un bluff. Sono tanti gli indizi che lo inchiodano, inclusa una seconda testimonianza: quella di un altro automobilista che dice di aver visto un giovane tirare calci a qualcosa accanto al furgone. Ha fornito ai carabinieri una descrizione degli abiti che corrisponde con quelli indossati dal 24enne la mattina del massacro. Insomma, la teoria della banda di zingari non regge. Ne sono convinti i carabinieri di Osimo e del Reparto operativo di Ancona che continuano ad indagare per cercare di stabilire l’ultimo tassello mancante: il movente. Scavano nella vita privata di Pinciaroli perché restano misteriose le ragioni che avrebbero spinto il killer ad ucciderlo. Una questione economica? Gli inquirenti tendono ad escluderla. Puntano piuttosto sul mondo dell’ippica, sul maneggio che Olindo e il suo collaboratore avrebbero dovuto inaugurare ad Osimo, su corse di cavalli e farmaci proibiti.

Ma intanto il pm Marco Pucilli si basa su alcuni dati di fatto che l’hanno spinto a firmare l’ordinanza di custodia cautelare in carcere: all’alba di lunedì, dopo 8 ore di interrogatorio, il giovane, lucido ma sfinito, avrebbe avuto un cedimento. Non una confessione, ma una frase scioccante. «Prima sono scappato, poi sono tornato indietro e gli ho dato due calci e due coltellate, ma quando era già morto». Parole agghiaccianti, che a suo dire spiegherebbero le impronte digitali che ci sarebbero sul coltello. Ma perché l’avrebbe fatto? «Per rabbia», avrebbe risposto. Rabbia per la morte del datore di lavoro. Una reazione spropositata, un sentimento di disperazione che l’avrebbe portato ad infierire sul cadavere di Pinciaroli. Una versione singolare che ha spalancato le porte del carcere ad Andreucci. A Montacuto stamattina alle 9,30 si terrà l’interrogatorio di garanzia da parte del gip Carlo Cimini, per la convalida dell’arresto, alla presenza dell’avvocato di parte Alessandro Angelozzi. L’indagato verrà interrogato a distanza di 72 ore dall’omicidio sul racconto che ha fornito ai carabinieri nel momento in cui l’hanno trovato rannicchiato in un fossato a 200 metri dal luogo del crimine. «Ci hanno assalito 4 zingari, io sono riuscito a scappare, ma hanno ucciso Olindo», sono state le sue prime parole.


Troppe cose non tornano, anche perché il legale ha spiegato che il suo assistito, in realtà, è ancora in stato di choc e non ricorda neppure di aver fornito quella versione. Due indizi, però, saranno molto utili. Il primo: l’arma del delitto, un grosso coltello da cucina con impugnatura di metallo rinvenuto, sporco di sangue, a un centinaio di metri dal furgone, lungo via Chiaravallese, proprio nella stessa direzione (verso Polverigi) in cui Andreucci dice di essere scappato dai banditi.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico