È morto Fedele Rossini, il clochard intellettuale: si è spento a 78 anni

È morto Fedele Rossini, il clochard intellettuale: si è spento a 78 anni
OSIMO - Se ne stava accucciato per terra, in silenzio, con un libro in mano. Non alzava quasi mai lo sguardo, se non per sfoderare un sorriso buono e dolce. Riconoscente per...

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OSIMO - Se ne stava accucciato per terra, in silenzio, con un libro in mano. Non alzava quasi mai lo sguardo, se non per sfoderare un sorriso buono e dolce. Riconoscente per qualche spicciolo appena raccolto nel berretto che teneva davanti a sé. Pochi euro gli sembravano il mondo, lo riconciliavano con una realtà che gli aveva voltato le spalle anni fa. Eppure non aveva perso l’amore per la vita, scegliendo le vetrine dell’ex Bottega del Caffè di corso Garibaldi come punto di riferimento. Fedele Rossini, il clochard intellettuale, se ne è andato lunedì sera all’età di 78 anni. Da quasi un anno stava lottando con una malattia ai polmoni che alla fine non gli ha dato scampo.


La morte l’ha colto in un letto del reparto di Pneumologia dell’ospedale di Osimo. Romano di nascita e anconetano d’adozione, Fedele era arrivato nel capoluogo dorico dopo una serie di vicissitudini familiari che lo avevano costretto a vivere per strada. Una realtà che ha sempre accettato con grande dignità. Non chiedeva, né tantomeno pretendeva l’elemosina. Aspettava senza fretta che qualcuno si fermasse davanti a lui e si chinasse per portagli un aiuto. La Bottega del Caffè era diventata casa sua e ha continuato a esserlo anche dopo la chiusura dell’attività. Si rannicchiava vicino all’ingresso, a volte seduto per terra, a volte su uno sgabello. E leggeva continuamente gialli o poesie. Nell’ultimo periodo si era immerso nella scrittura della sua biografia.

Era innamorato della cultura. Per questo, tutti lo conoscevano come l’intellettuale dei clochard. Umile fino alla fine. Anche quando la salute ha iniziato ad abbandonarlo, non si è mai voluto recare alla Mensa di Padre Guido. «Non voglio togliere un pasto caldo a chi ha più bisogno di me» ripeteva sempre. A dargli sostegno, c’è stata sempre una famiglia residente nel centro storico. Aiuti materiali che hanno contribuito ad alleviare le sofferenze dell’anziano. I funerali sono ancora da fissare. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico