MONTEMARCIANO - Un timido sole si affaccia su ciò che resta del litorale di Marina. Sindaco e operatori guardano sconsolati la costa spazzata via dal mare. C’è...
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Bar e ristoranti con le verande sospese nell’acqua. Intorno camminamenti divelti, vasi rotti, detriti portati dal mare e un palo rimasto a delimitare quello che, fino a pochi giorni fa, era un campo da beach volley. Nulla è stato risparmiato. Nel primo pomeriggio di ieri il sindaco Liana Serrani e il presidente del comitato Ultima Spiaggia Alberto Berardi hanno fatto un sopralluogo, insieme a Mauro Mengucci del Bar e Ristorante Heidi, per mostrare la situazione. Sembra sia passato un tornado, invece si è trattato di una mareggiata. Nemmeno la più violenta. Ce ne sono state di peggiori in passato. È la quinta dall’autunno ed è stata archiviata come di media intensità. Eppure la devastazione che si è lasciata alle spalle farebbe pensare a qualcosa di eccezionale. Una calamità imprevedibile ed irripetibile. Per Marina invece si tratta di ordinaria amministrazione. Un’emergenza diventata routine, con cadenza quasi mensile.
«È la prima spiaggia non protetta e si crea un effetto ansa dove le correnti sfogano la loro potenza – spiega Liana Serrani, sindaco di Montemarciano – ecco perché abbiamo presentato delle osservazioni al piano di gestione delle zone costiere della Regione per chiedere che anche la nostra sia tutelata dalle scogliere, così da evitare che le continue mareggiate possano farla sparire del tutto». Il tratto più eroso è a sud del ristorante Alberto Berardi, dove è sparito un pezzo di strada e a nord fino oltre l’Heidi. Alcune centinaia di metri martoriati. Impossibile quantificare i danni. «Per rifare la strada, che una precedente mareggiata aveva distrutto, avevamo speso 170mila euro – spiega Liana Serrani – ci vorrà più o meno la stessa cifra adesso. Per un comune come il nostro è una spesa ingente. Per la spiaggia sparita è impossibile da quantificare poi ci sono i danni alle strutture». A volte il mare restituisce anche ma a Marina sembra piuttosto avido. Nel tempo ha preso solo. C’è chi chiama in causa Senigallia. «Il problema di Marina non è Senigallia - dice invece Maurizio Mangialardi, sindaco della spiaggia di velluto - ma le modifiche fatte nel secolo scorso con la realizzazione dell’aggetto dell’Api e lo spostamento della foce dell’Esino che ha comportato una modifica delle correnti e la diminuzione del trasporto solido. Da una parte quindi erode e dall’altra non ricostruisce».
Che fare quindi? «La settimana prossima si insedierà il tavolo tecnico – annuncia la Serrani – e noi continueremo a sollecitare interventi in tempi rapidi. Abbiamo chiesto le scogliere che non erano previste nel piano e, per evitare di creare danni alla vicina Senigallia, dei pennelli o altre opere di mitigazione al confine perchè non vogliamo comprometterla ma nemmeno sparire. Chiediamo di poter sopravvivere. I tempi però sono lunghi e non possiamo attendere tanto».
La Regione ha novanta giorni per valutare le osservazioni presentate poi ci sarà da stilare il progetto, appaltare i lavori. Il cantiere potrà aprire tra un anno massimo due. Troppo. Davvero troppo. Se le mareggiate proseguiranno con questa intensità per l’avvio dei lavori rischia di non esserci più nulla da mettere in sicurezza. «Intanto a Marina, alle imprese e ai residenti, va tutta la nostra solidarietà – afferma ancora Mangialardi -, la situazione è molto seria e va risolta intervenendo subito per metterla in sicurezza. Non si possono sempre spendere soldi per l’emergenza ma occorre un intervento pianificato che non può compromettere minimamente Senigallia. Le scogliere emerse solo a sud spostano il problema a nord. Se si dovesse intervenire con strutture soffolte invece bisognerebbe iniziare a nord, dal molo di Senigallia fino all’Esino. Lo dicono gli studi e questa potrebbe essere la soluzione. Il nostro tratto è l’unico della costa marchigiana a non avere protezioni artificiali come previsto dal piano di costa». Le barriere soffolte potrebbero rappresentare una soluzione. Nel tendere una mano a Montemarciano, Mangialardi guarda ad un’ottica di insieme che tuteli Senigallia e salvi Marina. Le scogliere emerse a Marina sposterebbero infatti il problema a Senigallia e allora farle ovunque, ma sott’acqua, potrebbe rappresentare un compromesso. «Non discuto le soluzioni tecniche – conclude la Serrani – purché efficaci mi trovo d’accordo. Con Senigallia dobbiamo lavorare all’unisono, non siamo amministratori miopi». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico