FABRIANO - Il compagno va in overdose e lei viene assalita dal panico. Urla, strepita, si dispera, ma ha la lucidità di chiamare immediatamente i soccorsi. Sono momenti...
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Il processo per la donna, difesa dall’avvocato Rino Bartera, si tiene davanti al giudice Elisa Matricardi e ha visto sfilare durante la prima udienza dibattimentale un solo testimone: il carabiniere accorso a casa dei litiganti dopo la chiamata fatta dal marocchino. Era la sera del 7 novembre 2015. Quando era arrivato aveva trovato la donna con ancora in mano la lama. Il 112 era stato già chiamato dall’imputata insieme al 118, non appena viste le condizioni del compagno, poi trasferito in ospedale a causa dell’overdose. La 38enne – non ancora ascoltata dal giudice - aveva raccontato ai militari il contesto in cui era scaturita la minaccia. Si era presa così tanto paura per il collasso del convivente, che aveva iniziato ad urlare. Era fuori di sè. Il tono della voce aveva mandato su tutte le furie il marocchino che, senza pensarci troppo, aveva bussato alla porta dei vicini e si era lamentato del baccano.
L’imputata aveva reagito così male tanto da prendere un coltello da cucina per puntarlo contro il vicino a suo dire insensibile. Era stato lui a denunciare la minaccia subita in quel momento così concitato per la 38enne. Lo straniero non si è costituto parte civile al processo. Doveva testimoniare insieme al carabiniere della compagnia di Fabriano, ma non si è presentato in tribunale. Il procedimento è stato aggiornato al 29 maggio quando non è escluso si possa andare a sentenza. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico