OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
ANCONA - Un ulteriore salto in avanti nella risposta ai bisogni dei pazienti marchigiani, ma anche un qualcosa che farà dell’Azienda Ospedaliera Universitaria delle Marche un catalizzatore di sviluppo di livello nazionale. È stata presentata ieri nell’aula dipartimentale di Scienze Radiologiche a Torrette la nuova Rm – Pet 3 Tesla, apparecchiatura capace di raccogliere con un’unica indagine diagnostica le informazione che si ricavano attraverso due metodiche: la Tomografia a emissione di positroni e la Risonanza magnetica.
Al San Raffaele
Le diagnosi saranno più precise e accurate. «Si tratta della tecnologia elettromedicale più complessa in commercio, di cui in Italia esiste soltanto un altro esemplare al San Raffaele di Milano – spiega il direttore del dipartimento di Scienze Radiologiche dell’AOU e presidente del Sirm, Andrea Giovagnoni -. Non somma le caratteristiche delle due macchine, ma le fonde in qualcosa di completamente nuovo che consente di individuare problematiche che singolarmente Pet e Rm spesso non rilevano».
«Siccome molti tumori sono contraddistinti da alterazioni molecolari e funzionali – ha spiegato il direttore del dipartimento di Medicina Nucleare Luca Burroni -, l’utilizzo della Rm–Pet permette di studiare non solo la morfologia, ma anche di caratterizzare i tessuti tumorali in modo non invasivo, fornendo dati numerici per monitorare l’efficacia delle terapie». In campo neurologico può aiutare lo studio di demenze ed epilessie, in quello muscolo-scheletrico lo studio delle patologie articolari reumatologiche. Un importante vantaggio è dato dalla forte riduzione dell’esposizione dei pazienti alle radiazioni, utilizzando campi magnetici e non raggi X, ed è perciò particolarmente indicata per lo studio delle patologie oncologiche dei bambini. «Il valore di questo nuovo asset consiste in un ampliamento del processo di ibridazione – ha detto il dg Michele Caporossi -. Ibridazione tecnologica, gestionale, ma prima di tutto culturale. Si realizza un sogno che inseguiamo da oltre cinque anni».
Il lascito
Il macchinario sarà infatti anche una spinta per la ricerca e la formazione, tanto che sono già stati creati contatti con centri di ricerca nazionali e internazionali e all’Univpm è stato avviato un corso di specializzazione in Medicina Nucleare. Il macchinario, costato 5,7 milioni, è stato acquistato anche grazie un lascito ereditario di 1,3 milioni della signora Teresa Casagrande, destinato alla ricerca in campo oncologico. Per questo è stato elaborato dalla direttrice della Clinica Oncologica, Rossana Berardi, un progetto clinico e di ricerca oncologica denominato Rimante. Altri 4, 4 milioni sono arrivati dalla Regione, alla quale Caporossi chiede uno sforzo in termini di risorse umane, senza le quali questa tecnologia rischia di rimanere sottoutilizzata.
Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico