Misteri e dubbi: anche un blitz con unità cinofile e cani molecolari nel casolare dell’ultima festa di Andreea

Misteri e dubbi: anche un blitz con unità cinofile e cani molecolari nel casolare dell’ultima festa di Andreea
MAIOLATI SPONTINI  - Le indagini sulla scomparsa di Andreea Rabciuc, la 27enne di origini rumene svanita nel nulla dal 12 marzo, continuano nel più stretto riserbo. I...

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MAIOLATI SPONTINI  - Le indagini sulla scomparsa di Andreea Rabciuc, la 27enne di origini rumene svanita nel nulla dal 12 marzo, continuano nel più stretto riserbo. I carabinieri della compagnia di Jesi non tralasciano alcuna ipotesi, tant’è che il casolare sulla Montecarottese dove Andreea ha partecipato alla festa prima di scomparire, è stato perquisito da cima a fondo, anche con l’ausilio di unità cinofile e di cani molecolari.

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Le persone che per l’ultima volta l’hanno vista quel venerdì 11 marzo - dal fidanzato Simone con cui aveva litigato, all’amico Francesco e la sua fidanzata - i quali hanno dichiarato di averla vista incamminarsi da sola lungo la Montecarottese, tra le 6,30 e le 7, sono state sentite più volte. Sentita anche la famiglia, in particolare la madre Georgiana che, domenica 13 marzo, ha visto restituirsi il cellulare della figlia dal fidanzato che le avrebbe detto che Andreea era andata via a piedi, per l’ennesima volta. 


Lunedì 14 marzo la mamma ha sporto denuncia di scomparsa presso la stazione dei carabinieri di corso Matteotti. Sono scattate le ricerche. Le campagne tra Montecarotto e Moie di Maiolati Spontini, dove Andreea viveva col fidanzato Simone, sono state setacciate da squadre di ricercatori, per giorni. I sommozzatori dei vigili del fuoco hanno perlustrato i laghetti e i fiumi che bagnano la Vallesina, ma di Andreea non c’era traccia. Da 28 giorni il nulla. 


La famiglia si trincera nel silenzio, sebbene tempestata di tentativi di contatti da parte delle associazioni, delle persone, delle trasmissioni delle tv nazionali che si stanno interessando al caso. Un giallo che s’infittisce col passare delle ore. Il 5 aprile nelle acque del Po, vicino a Occhiobello (Rovigo) affiora un borsone con dentro il cadavere di una donna orrendamente mutilato, nudo, decapitato. Il pensiero corre a lei. I primi riscontri autoptici disposti dalla Procura di Rovigo sul cadavere del fiume parlano di una donna tra i 25 e i 30 anni, carnagione chiara, media statura. Mancano la testa e le mani, chi le ha fatto questo voleva renderla irriconoscibile. L’epoca della morte risalirebbe a due settimane fa.

Tante coincidenze, ma i carabinieri del comando provinciale di Rovigo, che stanno eseguendo le indagini, smentiscono questa orribile ipotesi che potrebbe collegare l’omicidio della donna del Po alla scomparsa di Andreea: non è lei. I militari sanno di Andreea, grazie al coordinamento e alla capillarità dell’Arma dei carabinieri che sta vagliando tutte le denunce di donne scomparse in Italia. 


Il comandante del reparto operativo di Rovigo dichiara che i riscontri eseguiti sul cadavere del Po e le informazioni relative ai segni distintivi di Andreea Rabciuc (i vistosi tatuaggi che la ragazza ha sulle mani, sulle braccia, sulle cosce e sul corpo) fanno escludere che si tratti di lei. È un’altra povera ragazza che ha fatto una fine orribile e di cui ancora non si conosce l’identità. Di cui ancora sembra non sia stata denunciata la scomparsa. Qualcosa non torna nel caso di Andreea, una ragazza non svanisce nel nulla. Qualcuno non sta dicendo la verità. 

 

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Corriere Adriatico