FALCONARA - Rischiavano una maxi condanna e alla fine l’hanno avuta: 14 anni e 10 mesi di reclusione per i due fratelli romeni accusati dalla procura di aver avviato alla...
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Lo sconto è dovuto al riconoscimento della lieve entità del fatto in riferimento al reato di sequestro di minore a scopo estorsivo. Su tre episodi di abusi sessuali contestati dalla procura uno è caduto. Per gli stranieri sono state stabilite le attenuanti generiche. Da parte della difesa, rappresentata dall’avvocato Filippo Paladini, sicuro il ricorso in appello dopo la lettera delle motivazioni, attese entro 90 giorni. Ad attendere il verdetto, ieri mattina, la madre dei due fratelli, testimone chiamata a deporre la scorsa udienza. Nei guai c’era finito anche il marito, condannato in abbreviato a scontare 2 anni e 2 mesi di reclusione per i reati legati allo sfruttamento e al favoreggiamento della prostituzione della romena. Aveva 24 anni all’epoca dei fatti, tra il 2016 e il 2017. La donna, stando a quanto emerso, era stata indotta a lasciare il suo paese per venire in Italia con la promessa, inoltrata dal 31enne, di cambiare vita. L’uomo le aveva anche detto che l’avrebbe sposata. La vittima era approdata ad Ancona con sua figlia, due anni e mezzo. Da subito, le cose erano apparse ben diverse rispetto a quanto immaginato. A circa una settimana dal suo arrivo in Italia, era già per strada a prostituirsi. A mandarcela, il trio di romeni condannato. Parte dei proventi guadagnati con il meretricio sarebbero finiti nelle tasche dei suoi aguzzini.
Gli imputati giudicati dalla Corte d’Assise avrebbero anche abusato sessualmente delle 24enne in due occasioni. Per completare il quadro d’accusa, avrebbero anche sequestrato la minore, chiedendo alla madre come riscatto la cifra di 2 mila euro. Per ottenerla, la giovane romena era stata costretta a continuare l’attività di prostituzione. Una volta riottenuta la piccola, era stata sporta denuncia ai carabinieri di Falconara. L’episodio del sequestro è stato ridimensionato durante il dibattimento, soprattutto grazie alla testimonianza della madre degli imputati: la piccina non sarebbe mai stata tenuta segregata e la mamma avrebbe potuto vederla senza alcun tipo di ostacolo. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico