ANCONA - Il dolore all’ospedale di Civitanova, la speranza al Pediatrico di Ancona. In mezzo, la tragedia di Porto Recanati: due vite strappate agli affetti nello schianto...
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Il dolore è a Civitanova. Uno accanto all’altra. Come in macchina prima del tremendo schianto, come per un bel tratto della loro vita. E come resteranno per sempre. Gianluca ed Elisa, ieri pomeriggio, terminati gli esami autoptici sulle loro salme, sono stati sistemati nella più grande delle camere mortuarie dell’obitorio di Civitanova. Uno accanto all’altra in attesa del trasferimento a Castelfidardo. Ed è così iniziato il lungo addio alla coppia da parte dell’intera comunità. Disperazione ma anche tanta compostezza; rabbia tra i singhiozzi ma anche tanto amore in chi si stringe attorno alle famiglie. Con molto garbo i parenti rifiutano microfoni e taccuini creando una premurosa barriera attorno a Settimio, il papà di Gianluca, e a Patrizia, la mamma di Elisa.
Anche don Andrea, parroco del quartiere dove i due vivevano, ha preso parte al triste pellegrinaggio. «Che l’indignazione non si trasformi in odio», il suo ammonimento. Un cugino di Gianluca, tra le lacrime, ricorda i tanti momenti vissuti insieme. «Una persona pacata, dedita al sociale, amorevole», dice. Vicino c’è un’amica di Elisa.
Dalla vicina Porto Potenza, l’associazione Santo Stefano Sport volge un caloroso abbraccio alla famiglia di Elisa attraverso il presidente Mario Ferraresi. «Abbiamo conosciuto Elisa qualche settimana fa. L’associazione Raoul Follerau, di cui è animatrice, è stata nostra ospite in occasione di una gara della nostra squadra di basket in carrozzina. Una persona fantastica».
Fuori passa una volante della polizia: da domenica mattina l’ospedale è presidiato dalle forze dell’ordine. E allora c’è chi volge lo sguardo in alto. Due piani sopra, in un’ala attigua dell’ospedale, è ricoverato l’uomo alla guida dell’altra auto che, contromano, è piombata sui due fidardensi. «Giustizia», si alza una voce. Non è un grido ma il tono è deciso. «Giustizia si avrà solo con una condanna esemplare». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico