Sedici furti in 19 anni di attività «È snervante, ma non molliamo»

Sedici furti in 19 anni di attività «È snervante, ma non molliamo»
JESI - Hanno rimesso a posto la porta divelta, sistemato come meglio potevano e ieri mattina alle 8 il negozio era di nuovo aperto, come sempre, per ricevere clienti e fornitori....

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JESI - Hanno rimesso a posto la porta divelta, sistemato come meglio potevano e ieri mattina alle 8 il negozio era di nuovo aperto, come sempre, per ricevere clienti e fornitori. Quelli di “Computer World” non si arrendono, neanche dopo l’ennesimo furto subìto sabato notte. Il sedicesimo, per un’attività che sorge in città (ora in via Guerri, ma all’inizio in via Giacomo Acqua) da 19 anni. «Snervante - come commenta il titolare Alessandro Amendola - ma non bisogna arrendersi».

 
I banditi sono entrati in azione verso le 3, passando dal retro dell’edificio. Hanno tagliato parte della recinzione che divide l’area di “Computer World” dalla ex “Se.Ba.” e dopo aver divelto la porta d’ingresso, si sono introdotti all’interno. Hanno portato via cellulari, tablet, computer forse destinati a essere rivenduti online, oltre a assegni circolari e un fondocassa di 400 euro. Un bottino quantificato in 15.000 euro. Maggiore il danno alla struttura. Hanno spostato verso l’alto le telecamere di sicurezza poste all’esterno, per non essere ripresi. «Abbiamo dovuto sistemare tutto velocemente – commenta il titolare – al di là della merce rubata, il danno maggiore è agli infissi e alla porta principale, che è stata scardinata. Ma che possiamo farci? Chi fa queste cosa sa bene come deve fare e sa anche che non gli succede nulla se li prendono. Non sono l’unico. Gli altri negozi di telefonia soffrono dello stesso problema, il vicino negozio di tendaggi è stato svaligiato per tre volte». 
 

I ladri si accontentano di quello che trovano, «persino le macchinette cambiagettoni di lavanderie, dei distributori delle acque pubbliche e la biglietteria automatica della stazione - si sfogaAmendola -. Colpiscono, gli basta anche poco, per loro comunque è guadagno. Jesi non è più l’isola felice di quando ho aperto il negozio. Adesso la gente ha paura a restare sola a casa dopo il tramonto, le abitazioni, prese di mira anche con le persone dentro: da mio cognato, a Cingoli, sono entrati tre volte. C’è tanta esasperazione».  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico