Jesi, il Pronto soccorso non trova pace: «Nei corridoi 40 barelle al giorno»

Jesi, il Pronto soccorso non trova pace: «Nei corridoi 40 barelle al giorno»
JESI Niente svolta. Per il momento le nuove Ast si trascinano i vecchi problemi. Emblematici il Pronto soccorso del Carlo Urbani che fa le vesti di reparto degenza e gli anomali...

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JESI Niente svolta. Per il momento le nuove Ast si trascinano i vecchi problemi. Emblematici il Pronto soccorso del Carlo Urbani che fa le vesti di reparto degenza e gli anomali turni di lavoro all’ospedale di Sassoferrato. Per i sindacati indipendenti Fsi Usae, Fials e Cas, c’è di nuovo «un’ incapacità funzionale organizzativa dei direttori» che impatta «sulla qualità dell’assistenza ai pazienti».

 


L’atto d’accusa 

Al Pronto Soccorso jesino che dovrebbe accettare solo codici rossi, riportano Stefano Brutti (Fsi Usae), Fabrizio Ferrini (Fials) e Patrizia Ercoli (Csa) «stazionano nei corridoi oltre 35-40 barelle al giorno. Tutti pazienti non autosufficienti in attesa di un posto letto nei reparti. Il che genera un aumento dei carichi di lavoro per il personale e trasforma il Ps in un reparto di degenza». Per i sindacalisti, il problema nasce «dalla carente assistenza di prossimità». Nel loro j’accuse «territorio ed ospedale non parlano tra loro e non si prendono cura dei più fragili che si vedono costretti ad accedere ai servizi delle urgenze» e manca una logica che «dirotta i pazienti anche negli altri PS dell’anconetano». Ricordano che «nonostante le tante segnalazioni, nessuna figura apicale della Regione Marche ha mai dimostrato una reale volontà di risolvere problemi che, nel tempo, si sono cronicizzati fino ad essere adesso insostenibili». Come giudicano intollerabile la situazione in cui versano gli operatori sanitari assegnati alla Rsa e alle Cure Intermedie di Sassoferrato. Ercoli del Csa scende nei dettagli: «Per prendersi cura di nove pazienti tutti non autosufficienti, ci sono un infermiere e un Oss nel turno di mattina e pomeriggio e, in quello notturno, solo uno infermiere. Mentre nelle Cure Intermedie, per occuparsi di 19 pazienti al 90% non autosufficienti e che necessitano assistenza continua, lavorano un infermiere e due Oss nel turno di mattino e pomeriggio e uno infermiere e due Oss di notte. Salvo che il secondo Oss - incalza - sostituisce l’infermiere se è in malattia. Pertanto capita spesso che risulta un unico infermiere per le due strutture». Per Ferrini della Fials «su 90 turni infermieristici, il 30% circa prevede la presenza di un solo infermiere per tutti e due i reparti distanti l’uno dall’altro di 90 metri. In queste condizioni lavorative la sicurezza viene a meno e il rischio legato ad errori aumenta». 

Il confronto 

Situazione focus di una riunione convocata dalla dirigente Nadia Storti per il 18 gennaio. «Che dovrà fare i conti - interviene Giacomo Mancinelli della Rsu Cgil - con il mancato riequilibrio finanziario che doveva accompagnare le Ast. Motivo per cui, dalla fine dell’estate, il fabrianese rientra in un progetto straordinario, extra budget, cioè extra piano assunzione, autorizzato dalla Regione Marche. Progetto che ha consentito di assumere a tempo determinato cinque Oss, di cui uno si è già trasferito presso le Torrette. L’idea aziendale – prosegue Mancinelli – era di sostituire gli Oss con cinque infermieri sempre a tempo determinato pescando nelle graduatorie regionali, salvo che, finora, solo uno si è presentato ed inizierà il 16». 

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Corriere Adriatico