Playstation e smartphone col bonus cultura: frode da un milione. Società nei guai, maxi multe a 2.500 neodiciottenni

Playstation e smartphone col bonus cultura: frode da un milione. Società nei guai, maxi multe a 2.500 neodiciottenni
JESI - Il bonus cultura era destinato ai neodiciotteni per acquistare libri, biglietti di spettacoli e concerti, strumenti per l'apprendimento: ma in molti hanno aggirato le...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
JESI - Il bonus cultura era destinato ai neodiciotteni per acquistare libri, biglietti di spettacoli e concerti, strumenti per l'apprendimento: ma in molti hanno aggirato le regole per acquistare playstation e smartphone, grazie alla compaicenza di una società di Jesi, per una frode da olte un milione di euro.


LEGGI ANCHE:
Silvia Romano, blitz di 8 ore del Ros nella sede della onlus: copiati gli hard disk e le memorie dei telefoni

Infezioni, tamponi, ricoveri e posti in terapia intensiva: Marche con le carte in regola


Sono ben 2.503 i neodiciottenni, residenti in quattordici regioni d'Italia, che sono stati individuati nell'ambito di una complessa e ampia indagine condotta dai finanzieri della Compagnia di Jesi, coordinati dalla Procura della Repubblica di Ancona, denominata operazione «18APP», per aver fruito illegalmente nel 2017 e 2018 dello specifico bonus cultura. Le indagini hanno permesso d'individuare quale fulcro del sistema di frode una società di Jesi, amministrata da una italiana di anni 72 anni residente nella stessa città,  attiva nel settore del commercio al dettaglio di apparecchi elettronici, che, sia attraverso il proprio sito internet che direttamente in negozio, consentiva di aggirare la normativa che prevede che il beneficio pari a 500 euro a persona sia destinato esclusivamente a spese relative all'acquisto di oggetti e attività con finalità analiticamente indicate dalla legge, come libri di vario genere, musica digitale, biglietti per concerti, musei, mostre, fiere, spettacoli teatrali, cinema, concerti.

Grazie all'utilizzo dell'esercizio commerciale individuato è stato, invece, consentito l'acquisto indebito, avvenuto negli anni 2017 e 2018 di prodotti elettronici, quali playstation, smartphone di ultima generazione, videocamere portatili, personal computer. Tutti beni che, in base alla normativa vigente non potevano essere comprati. Le approfondite indagini delle Fiamme Gialle dipendenti dal Comando Provinciale di Ancona hanno permesso di acclarare che la società coinvolta, nelle proprie comunicazioni mensili al Ministero per i Beni e le Attività Culturali necessarie per ottenere il successivo rimborso, aveva dichiarato di aver venduto beni consentiti dalla legge istitutiva del bonus, come ad esempio, musica registrata, che però non aveva mai acquistato. L'importo complessivo della frode, perpetrata nell'arco dei due anni 2017 e 2018, è stato ricostruito in 939.000 euro. I finanzieri hanno richiesto e ottenuto un provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla definitiva confisca dei proventi del reato a firma del Giudice per le indagini preliminari di Ancona, per un totale di circa 800.000 euro a carico dei responsabili del sistema illecito. È stato sottoposto a sequestro, inoltre, un immobile adibito a deposito commerciale del valore di circa 40.000 euro. 


Il legale rappresentante della società coinvolta e il socio A.A., di 42 anni, sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Ancona per il reato d'indebita percezione di contributi erogati a soggetti privati ai danni dello Stato, il quale prevede la pena della reclusione sino a tre anni. Nei loro confronti sono state pure contestate sanzioni amministrative per un ammontare di oltre 500.000 euro. Gli utilizzatori del bonus contrariamente alle condizioni d'uso, si sono resi responsabili della violazione amministrativa prevista dal secondo comma dell'articolo 316 ter del codice penale, che prevede il pagamento di una sanzione pari al triplo dell'importo indebitamente utilizzato.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico