Jesi, «C'è un pellegrinaggio a Lourdes» Ma è una scusa per rubarle tutto l'oro

Jesi, «C'è un pellegrinaggio a Lourdes» Ma è una scusa per rubarle tutto l'oro
JESI - La avvicinano in strada parlandole di un pellegrinaggio a Lourdes. E così riescono a distrarla e a impadronirsi, sottraendogliele dalla borsa, delle sue chiavi di...

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JESI - La avvicinano in strada parlandole di un pellegrinaggio a Lourdes. E così riescono a distrarla e a impadronirsi, sottraendogliele dalla borsa, delle sue chiavi di casa. Chiavi che le vengono più tardi restituite da una seconda persona, probabilmente una complice incaricata di seguirla, che afferma di averle casualmente ritrovate fuori dallo studio medico dove la vittima è in attesa. Al rientro, per una settantenne jesina del quartiere Prato, la bruttissima sorpresa: abitazione svaligiata, scomparso l’oro che vi era custodito, il tutto senza alcun segno di effrazione o di scasso per entrare nell’appartamento. 

È quanto accaduto lo scorso mercoledì mattina, in pieno giorno, in città, appunto nel quartiere Prato, ad opera con ogni probabilità di due giovani donne, descritte come ben vestite, capaci di esprimersi con un buon italiano, fra i 30 e i 40 anni d’età. Il segnale di un nuovo, losco e spregevole modo, di raggirare i non più giovanissimi.
 
O forse soltanto di approfittare di chi, con troppa e mal riposta fiducia, accetta in strada di fermarsi a parlare con degli sconosciuti. A raccontare la vicenda sono i familiari della vittima, sotto choc per quanto accaduto, dopo tanta rabbia e desolazione. La signora era uscita di casa per recarsi dal medico. «È stata avvicinata- spiegano i parenti- da una donna, che ha iniziato a parlarle di un cammino di fede e di una proposta di pellegrinaggio a Lourdes. Con la scusa di trovare un pezzo di carta dove appuntarsi il nome degli interessati a partecipare, l’estranea è riuscita in qualche modo ad avvicinarsi, con l’apparenza di volerla aiutare a cercare, e a metterle le mani in borsa. E anche a ottenere il nome». 
Così, una volta tenuto d’occhio il palazzo da cui la signora era uscita, è stato facile, dal nome sul campanello, dirigersi subito sull’appartamento giusto. E con le chiavi. È stato un attimo ma è bastato. Separatasi dalla donna, la settantenne ha proseguito secondo i suoi programmi e ha raggiunto il vicino studio medico, dove si è seduta in sala d’attesa aspettando il suo turno. «Qui dopo un po’ si è affacciata una seconda donna- raccontano i congiunti della signora- aveva in mano un mazzo di chiavi che ha detto di aver trovato lì per terra, fuori dalla sala d’attesa, e chiedeva se fossero di qualcuno, cercando a chi restituirle».

Riconosciute le chiavi, la signora si è fatta avanti e se le è viste riconsegnare. Un apparente gesto di cortesia che forse mascherava però il fatto che il furto, in casa, era ormai stato condotto a termine, dopo aver tenuto d’occhio l’attesa della vittima ed essersi accertati che non sarebbe rientrata prima del tempo. «Al ritorno a casa non c’era nulla di anomalo alla porta né si vedevano segni di uno scasso messo in atto per entrare. Ma la porta era stata aperta e l’appartamento era sottosopra. In particolare era scomparso l’oro che tenevamo: braccialetti, collane, catenine, un paio di orologi e di fedi nuziali. Lasciti e ricordi di vecchi cerimonie familiari. Un valore, per noi, affettivo ancora prima che economico. Abbiamo rimesso in fila gli episodi della mattina e ci siamo resi conto di come probabilmente erano andate le cose. Abbiamo sporto denuncia presso i carabinieri». Restano l’intimità violata e l’amarezza per il raggiro. Nuovo ignobile episodio ai danni di chi, purtroppo, è costretto a constatare che la fiducia nel prossimo rappresenta una fragilità. Vale dunque il consiglio di non fidarsi di alcuno che non sia ben conosciuto, né per la strada né, tantomeno, permettendogli di entrare in casa. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico