Dal naufragio con il barcone al rap Ousmane, il profugo che ce l’ha fatta

Dal naufragio con il barcone al rap Ousmane, il profugo che ce l’ha fatta
JESI - «Sentite la voce delle persone che hanno parlato con la miseria. Ho lasciato tutto nel mio Paese, anche la famiglia. Non sono contento». Canta il suo rap...

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JESI - «Sentite la voce delle persone che hanno parlato con la miseria. Ho lasciato tutto nel mio Paese, anche la famiglia. Non sono contento». Canta il suo rap italiano, Ousmane Manadou Kane, in arte Glory Young. Canta nelle campagne di Castelferretti, in un videoclip fra ragazzi e ragazze tante bandiere africane, Paese dai quali arriva in Europa “Immigrazione”. Appunto il titolo della canzone. 

 
«Ciao Africa, come stai? Non ti dirò mai che mi sento male, ho già tolto questa parola. Perché ho già vissuto quello che fa il male. Non ho più bisogno di dormire per avere gli incubi», canta Glory Young, 19 anni e già almeno un paio di vite. Qui da febbraio scorso, a Chiaravalle, ha trovato l’ospitalità del Gus e del progetto Sprar. E una terza vita, forse finalmente migliore. «Col Gus avevo già lavorato. Mi hanno fatto conoscere Kane e il suo progetto. Mi è sembrato un ragazzo con delle idee e una grande forza di volontà», spiega Michele Magliola, jesino, videomaker e regista del video di “Immigrazione”. Da pochi giorni su Youtube, con per ora circa 2 mila visualizzazioni. «Non una canzone sulla mia storia personale- racconta Kane, ma su come io e quelli come me siamo spesso visti». E allora, «non mi trattare da diavolo, anche se ci immaginiamo il male col colore nero», canta Glory Boy- Kane, che in Italia ha preso la maturità scientifica e ora pensa all’Università.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico