Jesi, insegue i ladri che hanno derubato il vicino: «Coraggioso? No, incosciente»

Jesi, insegue i ladri che hanno derubato il vicino: «Coraggioso? No, incosciente»
JESI - È una banda di almeno quattro persone, forse italiane, ad aver agito nel tardo pomeriggio di lunedì razziando l’appartamento al civico 16 di via Fausto...

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JESI - È una banda di almeno quattro persone, forse italiane, ad aver agito nel tardo pomeriggio di lunedì razziando l’appartamento al civico 16 di via Fausto Coppi. In due sono rimasti a bordo di un’Audi A3 grigia con cui sono scappati, altri due sono penetrati nell’abitazione arrampicandosi dal balcone servendosi di una corda con un bastone di circa 50 centimetri con un gancio all’estremità. I banditi hanno approfittato dell’assenza dei proprietari: il marito in garage, la moglie uscita per una commissione. Mezz’ora, neanche. Appena rientrata la proprietaria, aprendo la porta ha sentito dei rumori e visto le luci accese, è scappata sulle scale condominiali urlando che in casa c’erano i ladri. I banditi, sentendosi scoperti, si sono chiusi dentro per impedire che qualcuno dei condomini irrompesse.

Avevano già segato la cassaforte con un frullino elettrico e preso i gioielli. Sono scappati dal balcone, ma si sono imbattuti in un coraggioso inquilino del piano di sopra. «Direi piuttosto incosciente - racconta l’uomo (U.C.), 60enne
  
 -. Ho sentito urlare, la porta dell’appartamento era chiusa e ho pensato che il ladro sarebbe scappato dal balcone. Gli sono andato incontro e me lo sono trovato di fronte: era a volto scoperto, un uomo giovane, piuttosto basso, barba folta rossiccia come i capelli, aveva i guanti. Mi ha intimato di allontanarmi dandomi insultandomi, mi sono incavolato e gli ho risposto che era lui a essere venuto in casa a rubare! E l’ho inseguito per strada. Poi è arrivato l’altro, una montagna».
Alto quasi 2 metri, volto travisato da sciarpa e cappuccio della felpa, con un bastone con un uncino all’estremità. A quel punto, con la minaccia del gancio di ferro, l’inquilino s’è allontanato. «Ho capito che potevo rischiare la pelle perché il secondo brandiva il bastone di ferro – dice ancora – ho preferito scappare, avevamo già allertato il 112 e i Carabinieri sono stati velocissimi a intervenire. Ho visto i banditi salire su un’Audi A3 grigia dove c’erano ad aspettarli altri due uomini, di cui uno mi sembrava più attempato, sono fuggiti in direzione di via Roma, verso la Fornace».

E a chi lo ha definito eroe, lui ribatte: «Sono intervenuto perché in quel momento, senza ragionarci su, mi sembrava la cosa giusta da fare, ma a mente fredda non ne sarei poi così sicuro. Potevano essere armati e poteva finire male». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico