Consiglio comunale con bestemmia in diretta. Choc sul web, scoppia un altro caso dopo la bufera sul simbolo fascista

Una seduta del consiglio comunale di Jesi in remoto
JESI - Una chiara e ben udibile bestemmia. Sfuggita, a microfono inavvertitamente lasciato aperto, nel corso dello svolgimento, a distanza e in diretta web, del consiglio...

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JESI - Una chiara e ben udibile bestemmia. Sfuggita, a microfono inavvertitamente lasciato aperto, nel corso dello svolgimento, a distanza e in diretta web, del consiglio comunale. L’espressione, scappata alla bocca del consigliere di maggioranza Sandro Angeletti (Jesinsieme), è piombata nel mezzo dell’aula virtuale giovedì scorso intorno alle 20. Quando la lunga seduta – la prima di un Consiglio spalmato su due giornate - andava avanti dalla mattina.

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Lo sconcerto
Ad accorgersene sul momento, data l’ora, probabilmente in pochi. Ma in una giornata in cui gli occhi puntati sul Consiglio erano particolarmente attenti – i lavori si erano infatti aperti con la discussione sul vessillo fascista dei repubblichini di Salò esibito dalla consigliera Chiara Cercaci in commissione, con successiva bufera e ribalta nazionale - ad alcuni non è sfuggito. E quei pochi secondi di Consiglio, dove alla bestemmia di Angeletti fanno seguito stupore, qualche sorriso e bonari richiami a fare più attenzione di altri consiglieri, sono stati presto rilanciati sui social. Dove c’è sia chi inneggia alla libertà di dissacrare dell’espressione blasfema sia chi commenta con rabbia e disturbo la mancanza di rispetto. 

La spiegazione


«Ne sono davvero dispiaciuto- dice Angeletti- so bene come specie se si sta al pubblico, settore che mi ha visto al lavoro per oltre 40 anni raccogliendo encomi ed elogi, certe cose non dovrebbero mai capitare. Purtroppo è accaduto ma ce l’avevo soltanto con me stesso, in una fase di voto (si trattava delle nomine del collegio dei revisori, nda) a particolarmente complicata, dovendo stare connesso alla seduta sia con il tablet sia con il telefono. Nel momento in cui uno si è spento proprio al momento del voto, non mi sono reso conto che l’altro era rimasto acceso e mi è sfuggito quello che mi è sfuggito. Ma ce l’avevo solo con me stesso e non intendevo offendere né gli altri consiglieri né chi stava ascoltando. Se ho fatto un torto, l’ho fatto a me e al Padreterno, con cui dovrò fare i conti quando sarà il momento».  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico