ANCONA - Avrebbe venduto informazioni riservate a un’agenzia investigativa in cambio di soldi, accedendo in maniera abusiva ai database delle forze dell’ordine. In...
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Tutte le contestazioni sono condivise con il titolare di un’agenzia investigativa di Modena. Anche lui rischia di finire a processo. Stando a quanto ricostruito dalle indagini portate avanti dagli agenti della Squadra Mobile, sarebbe stato proprio il detective privato a pagare Minghelli affinché sbirciasse nei database per estrapolare informazioni da girare all’agenzia, contattata da alcune società per richiedere informazioni sul personale da assumere. Minghelli, dopo la misura cautelare che gli aveva temporaneamente tolto pistola e distintivo, è stato reintegrato.
Il ritorno alla normalità è stato però breve. Martedì mattina, i colleghi della Mobile, guidati dal vice questore Carlo Pinto, hanno di nuovo bussato al suo appartamento per dare seguito a un decreto di sequestro preventivo firmato dal gip Paola Moscaroli. I poliziotti hanno messo sotto chiave 4 mila euro, cifra che – stando alla procura – equivarrebbe ai soldi che il 54enne avrebbe “guadagnato” lavorando sottotraccia per l’agenzia emiliana, avente come clienti aziende di spicco operanti in vari settori industriali.
I soldi, secondo l’accusa, erano stati versati in due tranche. La stessa somma prelevata all’ispettore capo è stata anche sequestrata al detective privato. Una parte dell’inchiesta sull’estrapolazione dei informazioni top secret è stata stralciata ed è finita per competenza in mano alla procura aquilana. Questo perché tra gli indagati compare anche un magistrato onorario (non togato) attivo al tribunale di Pesaro. Per la Procura, il legale avrebbe beneficiato gratuitamente della possibilità dell’ispettore di accedere agli archivi delle forze di polizia, finendo sotto inchiesta per due ipotesi di reato: concorso in accesso abusivo ai sistemi informatici e rivelazione del segreto d’ufficio. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico