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La vicenda
Nei giorni scorsi, infatti, un centinaio di proprietari delle caratteristiche grotte ai piedi della falesia, nella zona sottostante Pietralacroce, sono stati ascoltati dalle Fiamme gialle per un caso di presunto utilizzo abusivo delle piattaforme antistanti e degli scivoli a mare.
La storia
La questione risale ad oltre 20 anni fa, quando il Comune di Ancona aveva di fatto sanato la posizione di tutte le grotte dalla parte del Passetto, da sotto le piscine fino al tratto più a nord verso la Grotta Azzurra. Discorso differente, invece, per il versante sud da Pietralacroce fino alla Vedova, dove l’area antistante le grotte è di proprietà del Demanio Marittimo, comprendendo anche le strutture costruite dal dopoguerra agli anni ’60: piattaforme e scali in acqua per agevolare la discesa delle imbarcazioni. Per far sì che fosse in qualche modo regolarizzata la posizione anche di questa fascia di grotte era stato raggiunto un accordo con il demanio per il versamento di una quota annuale di 38 milioni delle vecchie lire che, suddivisi tra tutti i proprietari, finiva per essere una somma di circa 200 mila lire pro capite. La quota complessiva veniva versata direttamente al Ministero del Tesoro dall’associazione Grotte Pescatori della Ginestra.
Ma dal 2001, fanno sapere alcuni grottaroli dell’associazione, non è più stato recapitato nessun bollettino. Di conseguenza non si è provveduto ad ottemperare i relativi pagamenti. Da qui l’indagine per presunto utilizzo abusivo delle strutture. Il caso è passato nelle mani dell’avvocato Marco Pacchiarotti incaricato dall’associazione dei grottaroli. «Siamo in attesa di conoscere esattamente quali reati verranno contestati - ha detto il legale -, le piattaforme, ormai anch’esse parte del demanio, non sono precluse all’utilizzo da parte della collettività». La vicenda verrà affrontata nuovamente durante il prossimo consiglio comunale con la risposta del vicesindaco Pierpaolo Sediari.
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Corriere Adriatico