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I riscontri
Certo, i tempi per avviare un processo del genere non possono che essere dilatati vista l’importanza e il peso dell’azione da intraprendere.
La strada maestra
La questione da chiarire, però, riguarda la strada da intraprendere. Unione o fusione? «La fusione la vedrei bene tra Comuni piccolissimi, come è già successo per Trecastelli - prosegue il direttore di Confcommercio Marche -. Per le realtà più grandi, si potrebbe ragionare nell’ottica di una città metropolitana di grande superficie che unisca i Comuni». Anche il prefetto Darco Pellos vota a favore della gestione associata dei servizi comunali. Che poi questa spinta si traduca in convenzioni, unioni o fusioni, sta ai singoli enti stabilirlo perché «devono essere loro ad avviare il percorso e ad autodeterminarsi» spiega il prefetto.
Gli step
«Si può procedere per step - continua Pellos -, come la messa in comune di specifici servizi, per poi crescere a mano a mano fino alle unioni o, nel caso più estremo, alle fusioni tra Comuni, per le quali sono previsti contributi economici da parte della Regione e dello Stato», come stabilito dal Testo unico sull’ordinamento degli enti locali, emesso nel 2000. Vantaggi che potrebbero avere una ricaduta anche sulle imprese del territorio premettendo di «viaggiare su scale completamente diverse - aggiunge Polacco -, visto che nel caso di “Grande Ancona” possiamo parlare di un’utenza che potrebbe raggiungere i 200mila abitanti. Nel mondo del commercio e del turismo si fa da tempo, da almeno 20 anni». E come la mettiamo coi campanilismi? «Se spiegassero alle persone che il campanile resta ma aumentano i servizi -puntualizza Polacco -, i cittadini sarebbero ben contenti di questa soluzione».
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Corriere Adriatico