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L’intervento
Spesso, però, senza identità non si entra neanche nei centri di prima accoglienza. E quindi si finisce inevitabilmente in strada. Anche al Passetto, dove ieri notte è dovuta intervenire la Croce Rossa per soccorrere un pakistano che perdeva sangue dal naso.
L’altro volto
E ancora: «sono molto giovani, una ventina d’anni, e alcuni sono anche laureati». Hanno conosciuto un ingegnere, ma c'è anche chi vorrebbe continuare a studiare e tra mille difficoltà riesce pure ad iscriversi all’università. Tornando ai numeri, sono una quindicina i clochard individuati dai City Angels dall’inizio dell’anno. Spesso non se ne vogliono andare da Ancona perché «vogliono restare vicini alla Questura per chiedere tutti i giorni se sono pronti i documenti». Anche a costo di subire le angherie. «È capitato che qualcuno buttasse un secchio d’acqua sulle loro coperte e sui loro vestiti» ricorda Fanesi. «Circa 25 persone, per l’80% giovani stranieri» è il resoconto che forniscono i volontari del Servizio di Strada. I senza fissa dimora che aiutano loro, però, si trovano soprattutto nei dintorni di piazza Pertini. E questi sono solo quelli individuati. È facile capire, allora, come i 40 posti messi a disposizione in inverno dal Comune per la prima accoglienza non bastino mai.
Il riparo
«C’è l’hotel Cantiani ma non è sufficiente» nota suor Settimia, responsabile della Mensa del povero di Padre Guido. Così diverse persone finiscono a dormire dove capita, anche al porto. «Ieri abbiamo servito 150 pasti» ci risponde quando le chiediamo qualche dato sulla povertà. Ovviamente non tutti quelli che si servono della mensa sono senza fissa dimora. Così come è vero che non tutti i clochard sono nullatenenti. «C’è chi potrebbe pagare qualcosa, ma le case non gli vengono affittate perché non hanno contratti stabili o perché i prezzi sono alle stelle» specifica la suora. «Davvero non c’è un modo per aiutarli?» è la domanda con cui ci lascia Fanesi.
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Corriere Adriatico