OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
SENIGALLIA - C’è un quarto ragazzo a cui è stata strappata la catenina d’oro dal collo la notte del 4 giugno nella discoteca Mamamia. E’ un 19enne di Jesi. Non ha sporto denuncia perché il suo unico obiettivo, traumatizzato da quanto accaduto, è quello di dimenticare subito. La catenina d’oro con un ciondolo a forma di croce gliel’aveva regalata la nonna. È stata proprio lei ad insistere, rivolgendosi alla nostra redazione, affinchè il nipote raccontasse quanto accaduto con dettagli che magari potrebbero essere utili ai carabinieri, che stanno svolgendo le indagini.
Il racconto
«È successo verso l’una di notte – racconta il ragazzo –, ero andato insieme a due miei amici e stavamo in mezzo alla calca. Mi sono sentito strappare la catenina dalle spalle, in un solo colpo. Non è stato molto doloroso ma l’ho sentito e ho ancora i graffi nel collo. Era impossibile non accorgersi». D’istinto si è girato. «Dietro di me c’era un energumeno – ricorda – mi è rimasta molto impressa la sua stazza, sarà stato alto circa due metri.
Gli episodi
Sarebbero quindi quattro gli episodi avvenuti quel sabato sera quando il pensiero per un attimo è tornato alla tragedia della Lanterna Azzurra di Corinaldo dell’8 dicembre 2018, quando la banda dello spray, dedita al furto di catenine nelle discoteche, aveva scatenato l’inferno in una struttura fatiscente sul versante della sicurezza. Nulla di tutto questo al Mamamia quel sabato, dove tutti hanno continuato a ballare serenamente, nonostante qualche malintenzionato, non è ancora chiaro se una o più persone, abbia approfittato di un momento di spensieratezza di tanti giovani per derubarli. Episodio su cui non ha alcuna responsabilità la direzione della discoteca, da sempre impegnata per elevare gli standard di sicurezza del locale. Sull’accaduto indagano i carabinieri della Compagnia di Senigallia che hanno ricevuto le denunce di tre ragazzi rispettivamente di Ancona, Fabriano e Chiaravalle.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico