FALCONARA - Esistono pendolari di serie A e di serie B? Per Trenitalia evidentemente sì. Il discrimine? Scegliere di spostarsi con un semplice treno regionale. Chi...
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«Una storia di ordinaria amministrazione e ordinaria vergogna per chi si affida a Trenitalia - racconta - Ieri mattina mi trovavo alla stazione di Marotta Mondolfo per prendere il regionale delle 7.17 che avrebbe dovuto portarmi a Falconara per salire sul Freccia Bianca diretto a Roma, dove mi attendeva un appuntamento di lavoro. Innanzitutto, in barba alle normative anticovid19, il binario era affollatissimo; alla stazione di Marotta stanno facendo dei lavori che rendono gli spazi di attesa assolutamente insufficienti per il distanziamento previsto dalle ordinanze. C’erano soprattutto giovanissimi che dovevano evidentemente recarsi a scuola o all’Università».
Continua Ricciatti. «Il regionale che sarebbe dovuto passare alle 6,55 non è mai arrivato, e nemmeno ne è stata annunciata la soppressione; quello delle 7,17 anche se la app di Trenitalia segnalava appena 10 minuti di ritardo, è arrivato nientemeno che alle 8,15. Cinquattotto minuti di ritardo. I ragazzi hanno dovuto chiamare i genitori per essere riportati a casa o rinunciare alla giornata di scuola».
Giustificazione per il ritardo: il solito guasto tecnico alla linea. Situazione che può capitare, anche se nel frattempo sulla linea soggetta a guasto sono transitate due Frecce e un Italo. Il fatto grave però, è avvenuto proprio a Falconara. «Noi coraggiosi che abbiamo deciso di sfidare la sorte e proseguire per Falconara - aggiunge Ricciatti - sperando di poter salire sull’agognata Freccia Bianca che aveva anch’essa maturato un certo ritardo, siamo giunti a destinazione alle 8,40 quindi con un ritardo complessivo di circa 100 minuti: ma la Freccia era ormai partita alle 8,34. Per soli 6 minuti abbiamo perso la coincidenza. Incredula, ho presentato le mie rimostranze al controllore, ma mi è stato comunicato che le Frecce non potevano assolutamente aspettare, che avrei potuto prendere la successiva, e che comunque ero stata la sola a lamentarmi dell’accaduto».
«Trovo questi ragionamenti incomprensibili, e mi pare chiaro che ci sia una volontà precisa di indurre i pendolari di Marotta e Fano a prendere l’alta velocità a Pesaro, ad un prezzo molto più alto e orari più scomodi - chiosa Ricciatti -. Personalmente sono anni che, da pendolare, ho scelto il treno come mezzo di trasporto, non certo per i vantaggi economici, quanto per una scelta etica votata all’ambiente: ma creare una simile sperequazione tra passeggeri penalizzando chi sceglie il regionale è indegno di un servizio che deve venire incontro alle esigenze di tutti, nessuno escluso». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico