Infermiere-sindacalista scrive al presidente Mattarella: «Non farò il vaccino e adesso licenziatemi»

L'infermiere Enzo Palladino
ANCONA - «Preferisco restare senza lavoro piuttosto che fare il vaccino». È il succo della lettera-choc che Enzo Palladino, infermiere della Gastroenterologia...

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ANCONA - «Preferisco restare senza lavoro piuttosto che fare il vaccino». È il succo della lettera-choc che Enzo Palladino, infermiere della Gastroenterologia di Torrette e presidente del sindacato autonomo Laisa di Falconara, ha indirizzato al presidente della Repubblica Mattarella, al ministro della Salute Speranza e ai vertici di Regione, Asur e ospedale regionale, in cui ribadisce la volontà di non aderire alla profilassi.

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«Non ho fatto il vaccino e non intendo farlo - scrive -. Vi chiedo di sospendermi dall’attività lavorativa, privandomi della retribuzione, come stabilito dal Dl 44/2021 per “punire” chi, come me, non accetta il ricatto di essere sottoposto alla vaccinazione. Qualora dovesse divenire obbligatoria, valuterò la possibilità di cambiare Paese».
L’infermiere mesi fa aveva citato in giudizio gli Ospedali Riuniti, opponendosi a un ordine di servizio che imponeva il tampone molecolare a seguito di un focolaio scoppiato nel suo reparto, ma era stato condannato dal giudice a pagare 4mila euro di spese processuali. Ora la pec in cui annuncia di opporsi al decreto che obbliga gli operatori sanitari a vaccinarsi.

«Nel caso in cui dovesse verificarsi una carenza di personale, mi rendo disponibile a riprendere il servizio per garantire l’attività assistenziale - precisa -. Se devo essere demansionato, allora preferisco cedere il mio posto a lavoratori che con il proprio stipendio devono sostenere la famiglia, i figli e magari pagare il mutuo. Preferisco non avere un lavoro e restare povero piuttosto che sentirmi ricattato per un lavoro. Questa volta a casa ci resto io». La decisione nasce dalla «preoccupazione e dall’angoscia al pensiero che mi venga somministrata la vaccinazione anti Sars-Cov 2 resa obbligatoria per gli operatori sanitari. Non voglio che il mio corpo diventi oggetto di sperimentazione: nutro forti dubbi sulla fretta con cui il farmaco è stato sperimentato. Mi sento trattato come un topo da laboratorio - aggiunge Palladino - e sono tacciato come un irresponsabile perché non ho voluto sottopormi a tampone prima e a vaccinazione ora. Non c’è nessuno che difenda noi operatori sanitari che non vogliamo assoggettarci a questo obbligo vaccinale. Mi sento abbandonato dall’Ordine professionale, dalle organizzazioni sindacali, dallo Stato e dalla Giustizia». 

 

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Corriere Adriatico