FABRIANO - Un’altra giornata da dimenticare per la tratta ferroviaria Ancona-Fabriano-Roma Termini. Già prima dell’alba, alla stazione della città della...
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«Abbiamo sentito un boato – racconta Adele Allegrini, una pendolare – e il treno si è fermato. Conclusione? Siamo arrivati a Roma a bordo di un altro mezzo… con quasi due ore di ritardo». Al treno che collega l’Adriatico al Tirreno è come se fosse esploso il motore. Il regionale, forse già vecchio, non è potuto ripartire e i viaggiatori, sconsolati, hanno dovuto attenderne un altro. Fortunatamente il guasto è avvenuto vicino a una stazione dotata di bagni, bar e sala d’attesa, altrimenti le proteste sarebbero state molto più pesanti. A conti fatti, comunque, il primo regionale del mattino che parte da Ancona alle quattro e dovrebbe giungere a Termini alle 7,30 è arrivato nella Capitale poco prima delle 9,30.
Tutta la tratta, ieri, è stata interessata da disservizi. Il regionale diretto a Foligno delle ore 5,05 che permette agli utenti di prendere le coincidenze per Perugia e Toscana è arrivato con 8 minuti di ritardo, l’Intercity delle 7 da Fabriano è arrivato a destinazione con 12 minuti di ritardo; il Frecciabianca partito da Ravenna, l’unico che collega Emilia, Marche, Umbria e Lazio, con 23. Ritardi contenuti sotto ai 10 minuti anche per quanto riguarda i treni dell’ora di pranzo e del pomeriggio. Situazione analoga sulla via di ritorno. Il treno regionale partito da Roma alle 5,45 ha accumulato 17 minuti di ritardo, l’Intercity delle 7,40 ben 12 in più; il regionale delle 13,28 più 9; l’Intercity delle 15,35 più 5 e il regionale delle 15,58 ha viaggiato con dieci minuti di ritardo. I pendolari, ormai, hanno perso le speranze. Valerio Mingarelli, fabrianese che lavora nella Capitale, effettua tutte le settimane viaggi sulla tratta ferroviaria Ancona-Roma. «Dopo anni di disavventure, l’unica cosa che viene aggiornata – denuncia - è il prezzo dei biglietti. Pietra dello scandalo sono gli Interciy, che costano il doppio dei regionali per impiegarci poco tempo in meno». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico