Francesca lascia la Merloni holding e rientra al 12% in Ariston Thermo

Francesca lascia la Merloni holding e rientra al 12% in Ariston Thermo
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ANCONA  - Separarsi per continuare a restare uniti ma in un modo differente. Sembra questa la ratio dell’operazione straordinaria che ha visto muoversi le acque nella Merloni Holding, la cassaforte di famiglia fabrianese che detiene la proprietà di Ariston Thermo, colosso internazionale del comfort termico hi-tech e sostenibile, da tempo prima azienda marchigiana per volumi di ricavi con un fatturato annuo che veleggia stabilmente sopra il miliardo e mezzo. Secondo quanto riferito da Repubblica, la holding ha avviato un’operazione di scissione parziale con Maria Francesca Merloni che in questi giorni ha lasciato la società madre per ottenere il 12% delle azioni di Ariston Thermo per il tramite di Amaranta, società a lei riconducibile. 


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La notizia, verificata dal Corriere Adriatico da fonti non ufficiali, è un esempio positivo di passaggio generazionale concordato in assoluta armonia e va a mutare una governance familiare nel quale il fratello di Francesca, Paolo Merloni, attuale presidente di Ariston Thermo, deteneva già la maggioranza (80% tra quota diretta e nuda proprietà) e i due genitori, Francesco Merloni e la moglie Maria Cecilia Lazzarini, dopo aver ridotto progressivamente le quote di proprietà erano rimasti con l’usufrutto di azioni. Con la scissione parziale, termina un assetto che, con variazioni di quote nel tempo, perdurava da metà degli anni Novanta. Il percorso è volto a creare un centro unico di controllo, più moderno e snello (ora Paolo ha il 100%), nella cassaforte di famiglia grazie anche alla chiusura di un secondo cerchio quello che riguarda la compagine societaria di Ariston Thermo. 

Ufficialmente infatti, Merloni holding, detiene il 67% di Ariston Thermo, la multinazionale che produce bruciatori, pompe di calore e scaldacqua conosciuta sui mercati di tutto il mondo con l’omonimo e storico marchio (richiama il nome del capostipite Aristide) più altri brand che nel tempo hanno allargato un potenziale nei vari settori di mercato. In realtà, la società di famiglia nel corso del tempo ha operato una politica di recupero di azioni proprie che si trovavano nel portafoglio di soggetti istituzionali. Come le maggiori banche italiane (Intesa, Bnl, Unicredit), la scomparsa Banca Marche e varie minority con quote residuali. Il percorso di riacquisto fa sì che Merloni Holding abbia recuperato tutto o quasi tutto il pacchetto azionario che completa il 67% detenuto direttamente. La chiusura del doppio cerchio da una parte consente una maggiore libertà a Maria Francesca che viene svincolata dai processi decisionali ma resta nel business di famiglia: Merloni Holding ha conferito ad Amaranta oltre ad azioni di Ariston Thermo pari al 12% di capitale anche 2,2 milioni in contanti e 15 milioni di patrimonio netto. Dall’altra parte invece apre scenari ancora più rosei di quelli attuali. 


Che Ariston Thermo goda di buona salute lo conferma anche il bilancio 2019 chiuso di recente con 1,7 miliardi di fatturato (crescita del 6,1 per cento sull’esercizio precedente), mentre l’utile netto è salito da a 89 milioni (82 nel 2019). L’aumento dei ricavi è dovuto all’acquisizione nell’aprile del 2019 del gruppo concorrente Calorex, con presenza radicata in Messico e Stati Uniti. La famiglia ha deciso di destinare a riserva straordinaria l’intero utile di 28,7 milioni. Centro unico di controllo nella holding di famiglia, recupero dell’intero pacchetto azionario della società operativa, bilancio a gonfie vele: i tre lati del solidissimo triangolo lasciano presagire una proiezione futura anche più brillante, se possibile. C’è solo l’imbarazzo della scelta: nuove acquisizioni, quotazione e business alternativi per diversificare. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico