«Tecnowind, un fallimento voluto Noi presi in giro». L'ira dei lavoratori

«Tecnowind, un fallimento voluto Noi presi in giro». L'ira dei lavoratori
FABRIANO - Tecnowind non era in grado in nessun modo di soddisfare i creditori. Questa la motivazione che ha indotto il Tribunale ordinario di Ancona fallimentare a decretare il...

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FABRIANO - Tecnowind non era in grado in nessun modo di soddisfare i creditori. Questa la motivazione che ha indotto il Tribunale ordinario di Ancona fallimentare a decretare il fallimento dell’azienda fabrianese. Lo hanno reso noto i sindacati nell’assemblea di ieri pomeriggio con i 247 lavoratori nella sala consiliare del Palazzo del Podestà, dopo che in tarda mattinata avevano incontrato il curatore fallimentare Simona Romagnoli. 


«Il giudice – ha spiegato Pierpaolo Pullini (Fiom-Cgil) – ha anche chiesto a Tecnowind delle integrazioni. L’azienda ne ha date, ma non sono state ritenute sufficienti». Così, si è giunti al fallimento e non è stato neanche ammesso l’esercizio provvisorio, non c’era nessuna offerta vincolante di acquisto. Adesso, si dovrà procedere all’apertura di una nuova procedura di mobilità, per tutti i dipendenti, i quali nel corso dell’assemblea hanno optato per il licenziamento collettivo, in modo da ridurre sensibilmente i tempi per ottenere la Naspi, lo strumento di sostegno economico (durerà 24 mesi) previsto in circostanze del genere. 

Questa decisione dei lavoratori domani verrà illustrata dalle organizzazioni sindacali ai vertici dell’azienda in un incontro fissato per accelerare le procedure. Ieri la giornata era iniziata molto presto, già in mattinata i responsabili provinciali di Fim, Fiom e Uilm avevano avuto un confronto con i dipendenti di Tecnowind, sempre nella sala consiliare di Palazzo del Podestà, inevitabilmente gremita. E si era subito toccato con mano il clima misto di sfiducia ed esasperazione che stanno vivendo le maestranze. «Il fallimento è stato dichiarato il 15 febbraio – hanno urlato i lavoratori – ma nessuno sapeva nulla e l’azienda ha fatto lavorare anche i giorni successivi. Il sindacato cosa fa? Da un anno veniamo presi in giro». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico