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ANCONA - A poco più di un mese dal rientro in classe ci si interroga sull’obbligatorietà o meno della profilassi vaccinale anti covid. Il governo riflette sul da farsi. I prof, in gran parte, hanno optato per il sì al siero.
Ma il dibattito è ancora incandescente. E intanto passano i giorni e lo spettro della dad non è stato ancora messo all’angolo.
Perché alla fine il grande mostro da allontanare non è soltanto il virus, ma le conseguenze che ne derivano in caso di forte rialzo dei contagi.
«Nelle mie scuole c’è un’altissima percentuale di docenti che ha proceduto al completamento della vaccinazione» è pronta a scommettere Maria Alessandra Bertini, dirigente dell’Istituto Comprensivo Cittadella Hack in carica fino al 31 agosto e da settembre alla guida del Savoia Benincasa. La questione, però, che accende il dibattito riguarda l’opportunità di rendere obbligatoria la vaccinazione per alcune categorie professionali tra cui i docenti e il personale Ata.
Il dibattito
«Personalmente ritengo che la vaccinazione per docenti, Ata e studenti dovrebbe essere obbligatoria - afferma la professoressa Nicoletta Capici, docente del liceo scientifico Galileo Galilei - ne va della sicurezza di tutti e del ritorno alla normalità».
«Più che un’obbligatorietà credo che bisognerebbe agevolare una certa consapevolezza in favore di una presa di coscienza - ribatte la prof.ssa Silvia Pianelli, docente di lettere all’Istvas - a mio avviso è un a scelta che deve essere condivisa e raggiunta attraverso una riflessione».
Stop and go
La promessa del governo, per ora, è di ritornare a scuola subito in presenza. Ma per il futuro non c’è certezza. Lo spauracchio dello stop and go dell’attività didattica è sempre lì, che incombe dall’alto. E il solo pensiero fa rabbrividire tutti. «E’ un lavoro e una fatica improba da parte di tutti - commenta il prof. Michele Gabbanelli del Savoia Benincasa - l’anno scolastico 20-21 è stato il più duro, proprio per questa continua alternanza di didattica in presenza e a distanza. Ha pesato su tutti, docenti e famiglie. Speriamo con tutto il cuore che si torni al più presto alla normalità».
I ragazzi hanno ammesso di aver accusato il colpo sotto un doppio profilo: emotivo e dell’apprendimento. «Sono molto più preoccupata dal punto di vista emotivo e personale di questi ragazzi - commenta la professoressa Pianelli - l’apprendimento si recupera, mentre i danni psicologici sono più difficili da superare».
«Il sentore è che ci sia un forte bisogno di ripresa delle attività didattiche in presenza - spiega la dirigente Bertini - le scelte individuali in ordine alla vaccinazione sono libere, ma allo stesso tempo tutti vogliamo consentire il regolare svolgimento delle lezioni in presenza».
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