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ANCONA - Scampato pericolo per ristoranti e bar. Possono proseguire con il servizio in presenza fino alle 18 anche durante il fine settimana. Con la zona gialla rafforzata l’unico limite riguarda lo spostamento da e per la provincia di Ancona. Quindi non un grosso problema, almeno per gli esercizi in città che tirano un sospiro di sollievo.
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Ma gli entusiasmi vengono presto strozzati dall’andamento dei contagi che preoccupa ristoratori e clienti. I primi alle prese con lo spettro di una prossima imminente chiusura. Gli altri, invece, in preda ad un’ansia crescente tanto da far registrare un calo di affluenza rispetto alle precedenti due settimane.
In effetti, più che scampato, è stato solo schivato il pericolo zona rossa.
«Questo non è lavorare - dice Stefania Tontarelli, titolare del Mixer Bar - è resistere. Ormai il problema non è neanche più riaprire la sera, ma definire una linea comportamentale chiara e definitiva. E’ un anno che viviamo in una situazione di incertezza totale. Le istituzioni dovrebbero delineare una via. E invece niente». Le notizie che circolano in merito alla diffusione delle varianti del virus nell’anconetano sono poco rassicuranti. E se da una parte preme la voglia di concedersi un pranzo al ristorante, dall’altra il timore di correre rischi tiene lontani i clienti dai locali al chiuso.
«Onestamente devio dire che dalla scorsa settimana abbiamo visto un calo di almeno il 10% - dice Ambrosio - siamo tornati a lavorare molto con l’asporto. Domenica scorsa, sarà stato forse il freddo, ma ho notato un aumento delle ordinazioni takeaway e una diminuzione dei servizi al tavolo, soprattutto durante la settimana». L’altalena tra servizio in presenza e richieste di asporto torna ad oscillare ampiamente. «I clienti vogliono essere sicuri che nei ristoranti tutto sia ben controllato e nel pieno rispetto delle regole - continua Perticaroli - la paura c’è per tutti. E molti tornano a chiedere l’asporto. Purtroppo dobbiamo adeguarci a tutto». «Oltre alla paura c’è anche molta confusione - replica Stefania Tontarelli - e la confusione genera caos, come le vie del centro piene».
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Corriere Adriatico