Covid, mazzata sul lavoro: addio a mille dipendenti. Le categorie e il futuro nero: «La previsione è di chiusure e licenziamenti»

Covid, mazzata sul lavoro: addio a mille dipendenti. Le categorie e il futuro nero: «La previsione è di chiusure e licenziamenti»
ANCONA  - Cinquemila contratti a termine non riconfermati. Occhi puntati sui primi mesi del nuovo anno, quando cadrà il blocco dei licenziamenti. L’effetto covid...

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ANCONA  - Cinquemila contratti a termine non riconfermati. Occhi puntati sui primi mesi del nuovo anno, quando cadrà il blocco dei licenziamenti. L’effetto covid sull’occupazione potrebbe compiere una vera e propria strage di posti di lavoro. L’allarme arriva dalle categorie economiche. Non si vede la luce in fondo al tunnel, e la grande incognita è il piano per la ripartenza

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Una morìa lenta e costante di posti di lavoro. Un dramma che si consuma progressivamente dalla fine del lockdown. Subito persi cinquemila dipendenti a termine nelle Marche, oltre mille nella provincia di Ancona, secondo Confcommercio. «Il 25% del pil regionale – commenta Massimiliano Polacco – è rappresentato dal commercio, ovvero il 26% dell’occupazione delle Marche, di cui l’8% nei pubblici esercizi. Se il settore va in crisi, ne risentirà l’intera economia della regione». E il peggio, sembra, deve ancora arrivare. «Le imprese che oggi lavorano in sofferenza faranno i conti più avanti» afferma Massimiliano Santini, direttore Cna Ancona. «Il 2020 ha toccato un meno 40% di fatturato – precisa Marco Pierpaoli, segretario Cgia Ancona, Pesaro-Urbino – E’ questo l’indice di riferimento che ci restituisce una previsione preoccupante, di chiusure e licenziamenti». 

Ciò che potrebbe rassicurare gli imprenditori, più ancora di manovre economiche palliativo, è la presentazione di un piano concreto per la ripartenza. Linee guida che conducano il settore produttivo verso un futuro che abbia tutt’altro che l’immagine della catastrofe. «Eppure non c’è – lamenta Pierpaoli – è avvilente che sul piano politico nazionale non ci sia, o non sia ancora stata comunicata, una strategia per la ripartenza. Al di là del danno economico enorme, vorremmo sapere se si sta pensando ad un piano più ampio che riguardi mobilità, sanità, scuole». 
L’imprenditore, per naturale formazione, è abituato a pensare al futuro. Ma serve un solco su cui tracciare le prossime progettualità per provare a vedere una luce in fondo al tunnel. «Occorre delineare le prospettive per il Natale – continua Polacco – è il periodo dell’anno più significativo per molte attività. Non è pensabile allentare le restrizioni troppo a ridosso delle festività, il rischio assembramenti è dietro l’angolo. Dunque auspichiamo una strategia graduale che parta più da lontano». I dipendenti, malgrado tutto, possono aggrapparsi al paracadute degli ammortizzatori sociali. Mentre l’imprenditore no. E cominciano a verificarsi casi di contagi anche tra i titolari delle attività. 


«Stiamo registrando casi di imprenditori positivi e senza nessuno che possa portare avanti l’azienda al posto loro – racconta Santini – se chiudono non hanno nessun paracadute. La situazione è veramente complessa». «La preoccupazione è ai massimi livelli – prosegue Pierpaoli – ,da parte nostra abbiamo evidenziato come salvaguardare l’economia locale, ma serve una visione da parte di chi ci governa». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico