ANCONA - Seicento euro per le partite Iva? «Diamoli in beneficenza agli ospedali per acquistare mascherine». È la proposta provocatoria di Roberto Amati, che...
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«Come al solito siamo bistrattati - è l'amaro commento di Amati -. Non abbiamo bisogno di elemosina, perciò invito tutti a fare come me: se mai arriveranno i 600 euro, devolviamoli all'ospedale per comprare mascherine e ventilatori, visto che scarseggiano. Quei soldi non salveranno un'attività, ma potranno salvare qualche vita umana». Il negozio dell'esercente anconetano è rimasto sempre aperto, dal momento che commercializza pesci, coralli e animali vivi.
«Non posso farlo, altrimenti avrei chiuso - confessa -. Sarebbe più conveniente, almeno risparmierei sui costi fissi a fronte di incassi ridicoli. Resisto solo per il bene dei clienti. Noi abbiamo bisogno di altro dallo Stato, non dei 600 euro: non dico che i debiti vanno cancellati, ma almeno congelati per sopperire a una mancanza di liquidità inevitabile». È una proposta caldeggiata anche da Confartigianato Imprese di Ancona-Pesaro Urbino che nel suo nuovo sito presenta adempimenti e novità fiscali del decreto. «Più che Cura Italia, è un'aspirina - sintetizza il segretario Marco Pierpaoli -. Va bene per le famiglie, i dipendenti per i quali è prevista la cassa integrazione e forse le grandi aziende, ma non per gli autonomi e le partite Iva anche perché al contributo di 600 euro non accederanno tutti, ma solo chi è stato costretto a chiudere per il decreto ministeriale, come bar e ristoranti. Chi si è fermato perché non riusciva a rispettare i vari adempimenti, non percepirà l'indennità, come chi è iscritto alla cassa previdenziale autonoma. Andrebbero varate misure a sostegno del piccolo imprenditore e del lavoratore autonomo. Oltretutto, la proroga del versamento dei tributi è arrivata in modo tardivo, così che molti hanno pagato ugualmente, per evitare rischi. È un provvedimento di sospensione delle imposte, ma non di sostegno alla piccola impresa. Ci auguriamo sia solo un primo step, ma non può essere l'unico». Il malcontento è generale e non riguarda solo il popolo delle partite Iva.
«È una manovra che non aiuta, l'unica soluzione è congelare ogni pagamento, pubblico e privato, per uno o due mesi, altrimenti si andrà incontro a una moria di aziende - sostiene Sauro Vignoni, amministratore delegato della Bioedil-Vuesse, realtà della Baraccola che opera nel campo delle ristrutturazioni edilizie -. Noi siamo quasi fermi, i cantieri sono chiusi. A giorni arrivano scadenze per merci acquistate due o tre mesi fa, a cui dobbiamo far fronte senza fatturare». «In questo periodo andiamo incontro solo a costi e a zero incassi - aggiunge Vignoni -. Ammesso che si ripartirà dal 3 aprile, non sarà semplice: quando un ciclo economico viene interrotto, la ripresa richiede tempo. Resterà a lungo la paura del contagio: non basta posticipare il pagamento dei contributi o la cassa integrazione per i dipendenti. È solo un pannicello caldo».
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Corriere Adriatico