Medici Senza Frontiere, due mesi in trincea al servizio dei più deboli

Medici Senza Frontiere, due mesi in trincea al servizio dei più deboli
ANCONA  - Per due mesi hanno messo la loro esperienza in tema di gestione delle epidemie a disposizione di chi nelle Marche si batteva contro il Coronavirus. Due mesi che li...

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ANCONA  - Per due mesi hanno messo la loro esperienza in tema di gestione delle epidemie a disposizione di chi nelle Marche si batteva contro il Coronavirus. Due mesi che li hanno visti operare in 41 strutture per anziani, 4 istituti penitenziari, 7 Centri di accoglienza straordinaria (Cas), 4 centri Caritas. Ora però la loro attività nelle Marche si ferma, per proseguire in altre regioni. Ma il patrimonio di capacità e conoscenze che hanno portato resta e non si escludono altre future collaborazioni.


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L’azione di Medici Senza Frontiere nella nostra regione è stata resa possibile grazie a un protocollo di intesa con l’Asur Marche basato su un approccio alla salute pubblica che, oltre a proteggere pazienti e operatori, mira a mitigare la trasmissione del virus nella comunità e in particolare tra persone vulnerabili come anziani, senzatetto, carcerati e rifugiati. «Il mondo pre Covid era tutta altra cosa – osserva il dg Asur, Nadia Storti -. L’approccio chiaro e snello portato dagli operatori di Msf ci ha fatto crescere e continuerà a distendere i propri effetti positivi nel tempo. Per questo ringrazio loro e tutto il personale aziendale per la sinergia che sono riusciti a creare». Nelle Rsa di Fabriano, Jesi, Ancona e Senigallia il team di Msf composto da 14 medici, infermieri, esperti di igiene, logisti e psicologi, ha fatto formazione sulla malattia, le misure di contenimento e l’utilizzo dei dispositivi di prevenzione individuale. Ha inoltre individuato aree di isolamento e quarantena, disponendo percorsi specifici atti ad evitare contaminazioni. Infine ha attivato un servizio di supporto psicologico di cui hanno beneficiato 240 operatori. Anche grazie a loro nell’Area Vasta 2 le strutture per anziani da codice rosso, ovvero con difficoltà nel contenere il contagio, sono state una manciata e ora sono quasi tutte codici verdi, ovvero con situazione sotto controllo, mentre i decessi sono stati meno del 2%, dato nettamente inferiore alla media italiana. 


Nei carceri di Montacuto e del Barcaglione ad Ancona e in quelli di Fossombrone e Pesaro è stata fatta formazione per il personale e i detenuti e sono stati implementati i piani di preparazione e risposta per far fronte all’epidemia. Nei Cas e nei centri Caritas sono state fornite indicazioni sull’igiene, la gestione degli spazi e le misure di contenimento e prevenzione. Il team di Msf ha inoltre lavorato nell’Hotel Covid di Senigallia e istruito i medici delle Usca di Ancona e Jesi sulle misure di prevenzione e sull’utilizzo dell’ecografo portatile. «Fare formazione nell’ospedale intitolato a Carlo Urbani, ex presidente di Msf che ha dedicato la propria vita allo studio di epidemie come la Sars, per noi è stata un’emozione – afferma Tommaso Fabbri, capo progetto nelle Marche -. Ma in generale questa è stata un’esperienza molto positiva. Era qualcosa di nuovo per tutti e lo abbiamo fatto insieme, lavorando fianco a fianco di operatori che non si sono mai tirati indietro, mettendo in campo tenacia, impegno e dedizione». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico