Medici Senza Frontiere, due mesi in trincea al servizio dei più deboli

Medici Senza Frontiere, due mesi in trincea al servizio dei più deboli
Medici Senza Frontiere, due mesi in trincea al servizio dei più deboli
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Sabato 30 Maggio 2020, 06:15

ANCONA  - Per due mesi hanno messo la loro esperienza in tema di gestione delle epidemie a disposizione di chi nelle Marche si batteva contro il Coronavirus. Due mesi che li hanno visti operare in 41 strutture per anziani, 4 istituti penitenziari, 7 Centri di accoglienza straordinaria (Cas), 4 centri Caritas. Ora però la loro attività nelle Marche si ferma, per proseguire in altre regioni. Ma il patrimonio di capacità e conoscenze che hanno portato resta e non si escludono altre future collaborazioni.

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L’azione di Medici Senza Frontiere nella nostra regione è stata resa possibile grazie a un protocollo di intesa con l’Asur Marche basato su un approccio alla salute pubblica che, oltre a proteggere pazienti e operatori, mira a mitigare la trasmissione del virus nella comunità e in particolare tra persone vulnerabili come anziani, senzatetto, carcerati e rifugiati. «Il mondo pre Covid era tutta altra cosa – osserva il dg Asur, Nadia Storti -. L’approccio chiaro e snello portato dagli operatori di Msf ci ha fatto crescere e continuerà a distendere i propri effetti positivi nel tempo. Per questo ringrazio loro e tutto il personale aziendale per la sinergia che sono riusciti a creare». Nelle Rsa di Fabriano, Jesi, Ancona e Senigallia il team di Msf composto da 14 medici, infermieri, esperti di igiene, logisti e psicologi, ha fatto formazione sulla malattia, le misure di contenimento e l’utilizzo dei dispositivi di prevenzione individuale. Ha inoltre individuato aree di isolamento e quarantena, disponendo percorsi specifici atti ad evitare contaminazioni. Infine ha attivato un servizio di supporto psicologico di cui hanno beneficiato 240 operatori. Anche grazie a loro nell’Area Vasta 2 le strutture per anziani da codice rosso, ovvero con difficoltà nel contenere il contagio, sono state una manciata e ora sono quasi tutte codici verdi, ovvero con situazione sotto controllo, mentre i decessi sono stati meno del 2%, dato nettamente inferiore alla media italiana. 

Nei carceri di Montacuto e del Barcaglione ad Ancona e in quelli di Fossombrone e Pesaro è stata fatta formazione per il personale e i detenuti e sono stati implementati i piani di preparazione e risposta per far fronte all’epidemia. Nei Cas e nei centri Caritas sono state fornite indicazioni sull’igiene, la gestione degli spazi e le misure di contenimento e prevenzione. Il team di Msf ha inoltre lavorato nell’Hotel Covid di Senigallia e istruito i medici delle Usca di Ancona e Jesi sulle misure di prevenzione e sull’utilizzo dell’ecografo portatile. «Fare formazione nell’ospedale intitolato a Carlo Urbani, ex presidente di Msf che ha dedicato la propria vita allo studio di epidemie come la Sars, per noi è stata un’emozione – afferma Tommaso Fabbri, capo progetto nelle Marche -. Ma in generale questa è stata un’esperienza molto positiva. Era qualcosa di nuovo per tutti e lo abbiamo fatto insieme, lavorando fianco a fianco di operatori che non si sono mai tirati indietro, mettendo in campo tenacia, impegno e dedizione».

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