Il dottor Caroli sulla Costa Magica: «Commosso da una ragazza felice per la fine dell’ incubo. Aveva le lacrime agli occhi»

Il personale sanitario a bordo della Costa Magica
ANCONA  - «Il momento più toccante? All’inizio, quando ho incrociato gli occhi lucidi di una ragazza sudamericana che ha abbassato il carrellino per...

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ANCONA  - «Il momento più toccante? All’inizio, quando ho incrociato gli occhi lucidi di una ragazza sudamericana che ha abbassato il carrellino per accoglierci a bordo. «Finalmente ho messo piede a terra dopo tanto tempo”, ha detto. E si è commossa».  


Dottor Mario Caroli, responsabile del Gores, il Gruppo operativo regionale per l’emergenza sanitaria: l’incubo è finito per l’equipaggio della Costa Magica, approdata martedì nel porto di Ancona? 
«Parliamo di persone che viaggiano per mare da mesi: è normale che siano provati, ma il medico di bordo ci ha descritto una situazione psicologica serena: l’equipaggio non ha manifestato criticità, anche perché Costa Crociere ha dato la possibilità a tutti di parlare con i propri familiari». 

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Che situazione ha trovato durante il primo sopralluogo? 
«Di estrema sicurezza dal punto di vista sanitario. Tutte le persone sono asintomatiche e tutte hanno svolto la quarantena nelle proprie cabine, osservando il distanziamento sociale anche al momento dei pasti». 

Ieri pomeriggio si è attivata la task force di 6 infermieri dell’Asur, da lei coordinati, per cominciare i tamponi: come procederete? 
«Abbiamo pianificato l’operazione con il medical center di bordo. È stato stilato un cronoprogramma perché i test verranno effettuati su tutti i componenti dell’equipaggio che sono 614 e non 617 come comunicato inizialmente. Abbiamo cominciato la sequenza con il personale sanitario della nave, tre medici e tre infermieri, che sono stati i più esposti al rischio contagio. Poi siamo passati alle 140 persone positive al quick test: così abbiamo completato i primi 146 tamponi, i cui risultati arriveranno entro 24 ore, dopo le analisi effettuate nei laboratori di Torrette e di Ascoli».
 
Come avvengono i test? 
«Con modalità Ddt, il Diagnostic Drive Test: il team di infermieri si sposta sugli 11 livelli della nave, bussa camera per camera ed esegue il tampone sulla porta. In questo modo si evitano assembramenti». 

Si sottoporranno a tampone anche i negativi al quick test? 
«Sì: cominceremo con 160, che Costa avrà identificato tra coloro che prioritariamente possono essere rimpatriati perché molti provengono da Paesi orientali come India, Filippine e Indonesia, dove vi sono solo specifiche finestre per i rientri dall’estero. Con questa modalità, contiamo di completare i test a tutte le 614 persone a bordo nel giro di tre giorni. A mano a mano che avremo gli esiti, si procederà con gli sbarchi». 

I 44 italiani saranno i primi a scendere? Ci sono positivi tra loro? 
«No, i positivi al quick test sono tutti stranieri, ma in ogni caso una quota di personale, circa 60 soggetti, dovrà restare a bordo per la sicurezza della nave, a partire ovviamente dalle figure preminenti come il comandante, che è italiano». 

Dovesse emergere un positivo al tampone, che succederà? 
«Continuerà a fare la quarantena nella sua cabina, dal momento che non ci sono asintomatici e nessuno è in condizioni tali da richiedere un ricovero. Dopo 14 giorni il test verrà ripetuto due volte nell’arco delle 24 ore e, solo se sarà negativo, il paziente verrà sbarcato».

È vero che siete abituati a tutto, ma c’è preoccupazione nel salire su una nave contaminata? 
«No, non c’è alcun rischio di contagio, né per il team che è dotato di tutti i dispositivi di protezione, né per la città: gli anconetani stiano tranquilli». 

Anche nelle Marche ci si avvia verso la fase-2: Ceriscioli accelera per la riapertura di negozi, parchi, spiagge. Troppo presto, secondo lei? 

«L’importante è che lo si faccia in modo molto organizzato: non dobbiamo pensare che stiamo andando verso la normalità, sarebbe l’errore più grave. Dietro l’angolo c’è il rischio che si riaccenda qualche focolaio, anche se ci siamo preparati a questa evenienza con il Covid Hospital alla fiera di Civitanova. Questa è la fase più pericolosa da gestire: c’è uno spiraglio di luce, sì, ma non bisogna corrergli incontro a tutta velocità». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico