Licenziata a Disney World: Chiara è ancora in Florida. La jesina di 27 anni costretta alla quarantena negli Usa

Chiara Pacetti
JESI  - I genitori e gli amici, i volontari della Croce rossa italiana di cui faceva parte, l’aspettano con ansia. Ma ancora non si sa quando Chiara Pacetti, jesina di...

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JESI  - I genitori e gli amici, i volontari della Croce rossa italiana di cui faceva parte, l’aspettano con ansia. Ma ancora non si sa quando Chiara Pacetti, jesina di 27 anni, una dei 250 ragazzi under 30 impiegati nel parco divertimenti più grande del pianeta, “Disney World” in Florida, potrà tornare in Italia. Il consolato generale a Miami e l’ambasciata italiana a Washington, in stretto contatto con la Farnesina, hanno seguito da vicino il caso degli italiani bloccati in Florida e hanno organizzato un volo speciale di rimpatrio da Orlando, in raccordo con la compagnia Neos.


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Atterrato ieri a Fiumicino, il volo ha riportato solo alcuni di questi giovani il cui sogno s’è spezzato improvvisamente a causa del Coronavirus. Ma Chiara no, resta a Orlando in quarantena, insieme ad altri sfortunati compagni d’avventura. Difficili le comunicazioni, poche e sporadiche con le persone più vicine. «Siamo nel pieno caos del cambio di numeri, le comunicazioni sono difficoltose, non riesco a rispondere alle tante persone che mi stanno contattando. Appena possibile contatterò tutti», ha fatto sapere Chiara, che mai si sarebbe aspettata di lavorare nel luogo dei sogni e trovarsi improvvisamente senza lavoro, senza casa e sospesa nella più totale incertezza perfino del ritorno. L’aspetterà un rientro difficile e da vivere in isolamento, almeno per 14 giorni. «Sono stata con gli altri in quarantena – ha riferito – quando torneremo in Italia ne faremo altrettanta…». Chiara quell’esperienza la viveva come un sogno: il 30 agosto scorso postava sui social il suo cartellino con il nome e la città di provenienza ed elettrizzata commentava: «Sarà un’impresa spiegare dove si trovano le Marche!». Adesso sogna solo di tornaci prima possibile.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico