Corinaldo, strage alla Lanterna, analisi dei telefoni per scoprire il killer dello spray

Corinaldo, strage alla Lanterna, analisi dei telefoni per scoprire il killer dello spray
ANCONA - Ancora smartphone da analizzare per scoprire, esfiltrando il traffico dei dati e le conversazioni in chat, se l’unico sospettato noto della spruzzata al...

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ANCONA - Ancora smartphone da analizzare per scoprire, esfiltrando il traffico dei dati e le conversazioni in chat, se l’unico sospettato noto della spruzzata al peperoncino, un ragazzo di Senigallia da poco maggiorenne, era davvero nella discoteca Lanterna Azzurra la notte in cui il concerto di Sfera Ebbasta finì in tragedia, con sei morti e più di cento feriti.

Dopo sei mesi esatti di indagini, pare ormai evidente, se per le Procure impegnate nell’inchiesta, ordinaria e dei minori, sono ormai chiare le possibili responsabilità legate alla scarsa sicurezza della discoteca di Corinaldo (con 17 indagati per omicidio colposo plurimo e altri reati tra proprietari, gestori, addetti alla sicurezza e membri della commissione di vigilanza che diede via libera al locale) ancora si procede a tentoni per trovare prove certe su chi abbia premuto il pulsante dellal bomboletta spray sprigionando nel locale una nube di vapori urticanti.
  
Cominceranno lunedì prossimo alle 8, presso il compartimento della Polizia postale di Ancona, le operazioni tecniche affidate dal procuratore dei minori Giovanna Lebboroni a investigatori appunto della polizia delle telecomunicazione del Nucleo investigativo dei carabinieri su alcuni telefonini sequestrati durante l’inchiesta a giovani che erano nella discoteca. L’incarico, conferito con la formula dell’accertamento tecnico irripetibile (dunque avvisando sia l’indagato che le oltre 200 parti offese), affida agli specialisti in investigazioni informatiche il compito di «procedere all’acquisizione e al successivo esame di tutti i dati presenti nei telefoni cellulari posti sotto sequestro, anche utilizzando ricerche mediante parole chiave».
 
Si tratta della seconda consulenza affidata dai pm sui telefonini, dopo quella svolta dall’analista forense Luca Russo sui tre smartphone sequestrati dai carabinieri la mattina dell’8 dicembre nel residence Avana di Senigallia, dove il sospettato per lo spray al peperoncino venne arrestato, ma solo per fatti di droga, insieme a due pusher di 22 e 27 anni. Ma dalle memorie dei tre telefonini, concluse il perito della procura, «per quanto riguarda i fatti accaduti nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018, non sono emersi particolari spunti investigativi». E nemmeno elementi utile per capire a quale cella fosse agganciato, nelle ore a cavallo tra il 7 e l’8 dicembre, l’iphone che stava maneggiando l’adolescente senigalliese, unico indagato per il reato di omicidio preterintenzionale plurimo e lesioni dolose. La geolocalizzazione del traffico dei cellulari infatti non era oggetto della consulenza affidata al dottor Russo.
 
Ma pubblici ministeri e carabinieri del Reparto operativo di Ancona confidano ancora in una svolta positiva su questo versante delle indagini. Ad esempio si aspetta di capire se qualcosa di utile verrà fuori dalle tracce di Dna rilevate dai Ris sulla bomboletta spray ritrovata sulla pista della discoteca. Non c’erano impronte digitali, come se la bomboletta fosse stata maneggiata con un guanto di lattice, ma chi ha premuto il vaporizzatore ha perso gocce di sudore rimaste sul pulsante e sul metallo vicino all’erogatore.

E da quelle minuscole tracce organiche i carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche di Roma hanno isolato un profilo genetico maschile, denominato Ignoto A, che dall’aprile scorso è stato inseito nella banca dati del Dna, dove sono censiti migliaia di profili genetici, per risalire all’identità di chi ha perso quelle stille di sudore. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico