Jesi, clochard piange sotto il diluvio. Arriva la Croce Verde: coperte e colazione pagata

Jesi, clochard piange sotto il diluvio. Arriva la Croce Verde: coperte e colazione pagata
JESI -  Un soccorso sanitario che svela in realtà una bella storia, fatta di solidarietà e di umanità. I requisiti che animano i ragazzi della Croce...

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JESI -  Un soccorso sanitario che svela in realtà una bella storia, fatta di solidarietà e di umanità. I requisiti che animano i ragazzi della Croce verde di Jesi, chiamati ieri mattina per soccorrere un uomo in difficoltà. Una storia bella, perché arriva da due degli splendidi ragazzi della Croce verde di Jesi, una onlus formata per lo più da giovanissimi.

 

La segnalazione

L’allarme è scattato verso le 10,30 di una domenica di freddo e pioggia battente. Alcuni residenti di via San Marcello, nella zona a ridosso del bivio con via Santa Lucia e il cimitero, segnalavano la presenza di un uomo in condizioni fisiche precarie che, appunto sotto un violento temporale si aggirava per via San Marcello, nei pressi del civico 15, chiedendo pane e acqua. Aveva fame, era bagnato fradicio e dava l’idea di essere nei guai. Così sul posto si è recata un’ambulanza della Croce verde che ha intercettato l’uomo segnalato. Era un cittadino pakistano di 53 anni, senzatetto, allontanatosi da una struttura di primo accoglienza del territorio. Vagava senza meta, infreddolito, ed erano almeno due giorni che non mangiava. Era bagnato fradicio e tremante, piangeva disperato e chiedeva cibo. Era esasperato dalla sua condizione di vita, senza un tetto, senza affetti né certezze. I sanitari hanno capito subito che più di un’emergenza sanitaria si trattava di un’emergenza sociale e che sarebbe stato inutile accompagnarlo al Pronto soccorso del Carlo Urbani, anche perché non era ferito né malato, insomma non c’erano le condizioni. E oltretutto l’uomo rifiutava il trasporto in ospedale.

La solidarietà

Così hanno fatto quello che non è scritto nei protocolli ma nel cuore delle persone buone: lo hanno fatto salire in ambulanza, lo hanno fatto riscaldare con delle coperte e anziché andare in ospedale sono andati al bar più vicino dove gli hanno offerto una bella e sostanziosa colazione, con un cappuccino caldo capace di riscaldarlo dai rigori di questa fredda primavera ma anche, soprattutto, di rincuorarlo. Un semplice gesto di solidarietà, che poi è la medicina delle persone sole. Dopo la colazione e un po’ di chiacchiere, certi che si fosse ripreso un po’, lo hanno accompagnato alla sede della Caritas Jesina di viale Papa Giovanni XXIII dove l’uomo ha potuto pranzare insieme agli altri ospiti e avere degli abiti puliti e asciutti. Successivamente sarà riaccompagnato alla struttura di accoglienza da dove si era allontanato. 

 

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Corriere Adriatico