Va al cimitero di Tavernelle per pregare sulla tomba della moglie e gli saccheggiano l’auto. Condannate due ladre

Va al cimitero di Tavernelle per pregare sulla tomba della moglie e gli saccheggiano l’auto. Condannate due ladre
ANCONA - Va a pregare sulla tomba della moglie morta da poco e lascia gli oggetti personali in auto. Al ritorno dal cimitero trova i finestrini rotti e il borsello sparito....

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ANCONA - Va a pregare sulla tomba della moglie morta da poco e lascia gli oggetti personali in auto. Al ritorno dal cimitero trova i finestrini rotti e il borsello sparito. Dentro c’erano il bancomat e poco più di 600 euro in contanti. Per il blitz furtivo, risalente al 14 marzo del 2019, il giudice Francesca Grassi ha condannato ieri pomeriggio due donne rom, di 45 e 30 anni, gravitanti nelle zona di Jesi. 


I reati


La prima ha subito la pena di tre anni di reclusione per il reato di furto aggravato, la seconda dovrà scontare un anno per l’utilizzo indebito della carta di credito sfilata alla vittima, un anconetano di 80 anni, che aveva sporto denuncia alla polizia. L’uomo era andato a pregare sulla tomba della moglie poco dopo la sua scomparsa. Aveva lasciato il borsellino sotto il sedile dell’auto, in uno dei parcheggi secondari del cimitero delle Tavernelle. 
Quando si era incamminato, era scatto il raid: finestrino in frantumi e via il borsello. Al suo ritorno, l’uomo - dopo aver constatato il furto - aveva notato la presenza sospetta di una Fiat 600 con a bordo due donne. La stessa auto, sempre secondo la ricostruzione accusatoria, era stata poi vista parcheggiare davanti a una banca della Baraccola. Il direttore della filiale aveva visto due donne, di cui una incappucciata, alle prese con lo sportello automatico. Stavano cercando di prelevare contanti in maniera sospetta, considerando che una delle due teneva in mano dei foglietti. Da quale carta era stato tentato il prelievo? Per la procura da quella rubata dal borsello dell’anziano. L’operazione non era andata a buon fine. 

Il detective improvvisato


Il direttore della banca, notando delle anomalie in quel comportamento, aveva fotografato l’auto su cui erano risalite le due donne. La stessa auto era stata poi fermata, con la coppia a bordo, il 29 marzo a poca distanza dal cimitero del Pinocchio. Era stato un assist per le indagini, che avevano poi portato alla denuncia delle due rom, difese dagli avvocati Chiara Carioli e Davide Gatti. Annunciano l’appello.

 

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Corriere Adriatico