Addio a Michele Mancini, eroe di Chiaravalle: ex partigiano e caposaldo della politica

Michele Mancini aveva 98 anni
CHIARAVALLE - Lo piangono tutti perché Michele Mancini per Chiaravalle ha fatto davvero tanto. Se n’è andato domenica a 98 anni, dopo un’esistenza piena,...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

CHIARAVALLE - Lo piangono tutti perché Michele Mancini per Chiaravalle ha fatto davvero tanto. Se n’è andato domenica a 98 anni, dopo un’esistenza piena, vissuta con intensità sia a livello politico che sociale che nel volontariato. I familiari hanno diffuso la notizia a tumulazione avvenuta. La descrizione che ne fa Cristiano Candelaresi, sindaco di Chiaravalle dal 1990 al 1994, è fedele.

 

«E’ stato uno dei capisaldi della politica chiaravallese, pur da posizioni diverse, con Molinelli, Mancinelli, Bagnarelli, Mario Petrini, uno dei grandi uomini che hanno vissuto il fascismo combattendolo, subendone le conseguenze e poi hanno preso parte alla ricostruzione amministrativa della città. Era un democristiano convinto, autentico e noi socialisti gli rendiamo omaggio: è stato per tutti un punto di riferimento – dice Candelaresi – con cui ho avuto un bellissimo rapporto». Michele Mancini aveva perduto tanti anni fa la moglie Wilma Nisi e lascia le figlie Milena e Marta. Anche il Comune lo ricorda come “un eroe”. «Durante la II Guerra Mondiale – afferma il sindaco Damiano Costantini - il suo rifiuto di aderire alla Repubblica Sociale gli costò la deportazione come internato militare in un campo di lavoro in Germania, dove patì stenti e soprusi inenarrabili. Riuscì a salvarsi e a tornare fortunosamente in patria molti mesi dopo. Per oltre vent’anni, è stato consigliere comunale. Nel 2015 ha rievocato la sua esperienza nel libro “Giorni che furono”. E il 2 giugno dello stesso anno ha ricevuto la cittadinanza benemerita del nostro comune. Ma il vero onore è quello che ha voluto riservare a tutti noi ogni volta che, in occasione delle ricorrenze civili, degli interventi nelle scuole, delle interviste e delle ricerche storiche, ci ha emozionato e illuminato con l’intensità dei suoi racconti, con la forza radicale del suo antifascismo, con il valore della sua esistenza. Un esempio di profondo impegno civile di cui gli siamo riconoscenti». Significative le testimonianze dei chiaravallesi, tra cui, Giuliano Brandoni, Moreno Menotti, Massimo Bitti.

Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico