CHIARAVALLE - Lo piangono tutti perché Michele Mancini per Chiaravalle ha fatto davvero tanto. Se n’è andato domenica a 98 anni, dopo un’esistenza piena, vissuta con intensità sia a livello politico che sociale che nel volontariato. I familiari hanno diffuso la notizia a tumulazione avvenuta. La descrizione che ne fa Cristiano Candelaresi, sindaco di Chiaravalle dal 1990 al 1994, è fedele.
«E’ stato uno dei capisaldi della politica chiaravallese, pur da posizioni diverse, con Molinelli, Mancinelli, Bagnarelli, Mario Petrini, uno dei grandi uomini che hanno vissuto il fascismo combattendolo, subendone le conseguenze e poi hanno preso parte alla ricostruzione amministrativa della città. Era un democristiano convinto, autentico e noi socialisti gli rendiamo omaggio: è stato per tutti un punto di riferimento – dice Candelaresi – con cui ho avuto un bellissimo rapporto». Michele Mancini aveva perduto tanti anni fa la moglie Wilma Nisi e lascia le figlie Milena e Marta. Anche il Comune lo ricorda come “un eroe”. «Durante la II Guerra Mondiale – afferma il sindaco Damiano Costantini - il suo rifiuto di aderire alla Repubblica Sociale gli costò la deportazione come internato militare in un campo di lavoro in Germania, dove patì stenti e soprusi inenarrabili.