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ANCONA - Una nuova stangata in arrivo. Nel prossimo trimestre, a causa del cambio di calcolo delle variazioni annunciato da Arera, le bollette della luce potrebbero aumentare di circa il 60%. Il fronte del gas: si prospetta un rincaro del 70%, stando ai rilievi della società di ricerca Nomisma Energia. Di fronte a questa situazione, per il commercio l’allarme è doppio: da una parte il salasso bollette, dall’altro il pericolo della riduzione dei clienti che, è probabile, dovranno adattarsi alla spending review. La soluzione? Per il mondo della ristorazione settimana corta o addirittura chiusura nei periodi di minore affluenza.
Le aperture a singhiozzo
Il primo che potrebbe concentrare le aperture limitandole al weekend è il ristorante Il Baffo: «Stiamo seriamente valutando di dare questa nuova impostazione a partire da novembre - racconta il titolare Thomas Polenta - non è più sostenibile una situazione del genere». Bollette fuori controllo, costo delle materie prime alle stelle. E adesso ci si mette anche il calo dell’affluenza. «Ma è fisiologico - continua Polenta - siamo tutti sulla stessa barca: imprenditori e clienti». Anche chi già osservava un regime di aperture limitato al weekend è sul punto di restringere ulteriormente gli orari di servizio. «Prima il venerdì tenevo aperto anche con due o tre tavoli - spiega Carlo Carloni, titolare della Trattoria Sardella - adesso non penso che potrò permettermelo». Il problema è che gli operatori si trovano dentro un circolo vizioso: «Se vuoi lavorare devi stare aperto - dice Carloni - ma se stai aperto finisci per rimetterci. È un cane che si morde la coda».
Tanto che c’è pure chi sta pensando di abbassare la serranda nei mesi di bassa frequentazione: «Se questo è lo scenario - afferma Fabio Fiatti, titolare della trattoria La Bottega di Pinocchio - io penso che resterò chiuso a gennaio e febbraio.
Il diktat
Provare a resistere: queste le parole d’ordine dei negozianti del centro. «Stangata bollette e nuovi rincari in arrivo? In questo momento non c’è rimedio - dice Andrea Masini, titolare di Ramas -. Sono cosciente che l’abbigliamento sarà uno dei settori che rischia maggiormente di andare in crisi e non mi meraviglierei se il portafoglio clienti risentisse di questo aumento indiscriminato delle utenze. Ma di chiudere o limitare gli orari di apertura non se ne parla. Sono preoccupato, certo, ma limitare l’attività significherebbe spostare il problema sui dipendenti e non me la sento di togliere lavoro ai miei collaboratori. Abbiamo tenuto botta con il lockdown, c’è da stringere i denti di nuovo». Le famiglie - afferma Giorgio Pavani, titolare di Lay-Line - inizieranno a tagliare le spese per i beni futili, come l’abbigliamento. Mi auguro di sbagliare ma chi vive di commercio è preoccupato. Io tengo botta, mai pensato di chiudere».
«Spegniamo le luci delle vetrine un po’ prima per risparmiare e cerchiamo di tenere accese quelle del negozio solo quando servono - dice Paola Meldolesi, di Meldolesi Sport -. Ora speriamo che per un po’ non ci servano né riscaldamento, né aria condizionata. Se temiamo meno clienti? Un po’ sì, già in molti entrano solo per chiedere i prodotti in saldo». «Teniamo spente le luci delle vetrine di notte, apriamo un quarto d’ora dopo, chiudiamo un quarto prima, rateizziamo le bollette e abbiamo chiuso l’aria condizionata» il metodo per ammortizzare i costi della direzione dei negozi Taxi. «La preoccupazione di quello che ci aspetta c’è, il potere d’acquisto è diminuito, ma noi ci siamo».
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Corriere Adriatico