Bollette, in arrivo un'altra stangata. I ristoratori anconetani: «Così non resistiamo più,
aperti solo nel weekend»

Bollette, in arrivo un'altra stangata. I ristoratori anconetani: «Così non resistiamo più, aperti solo nel weekend»
Bollette, in arrivo un'altra stangata. I ristoratori anconetani: «Così non resistiamo più, aperti solo nel weekend»
di Andrea Maccarone
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Giovedì 29 Settembre 2022, 03:10 - Ultimo aggiornamento: 30 Settembre, 12:03

ANCONA -  Una nuova stangata in arrivo. Nel prossimo trimestre, a causa del cambio di calcolo delle variazioni annunciato da Arera, le bollette della luce potrebbero aumentare di circa il 60%. Il fronte del gas: si prospetta un rincaro del 70%, stando ai rilievi della società di ricerca Nomisma Energia. Di fronte a questa situazione, per il commercio l’allarme è doppio: da una parte il salasso bollette, dall’altro il pericolo della riduzione dei clienti che, è probabile, dovranno adattarsi alla spending review. La soluzione? Per il mondo della ristorazione settimana corta o addirittura chiusura nei periodi di minore affluenza. 

 
Le aperture a singhiozzo 


Il primo che potrebbe concentrare le aperture limitandole al weekend è il ristorante Il Baffo: «Stiamo seriamente valutando di dare questa nuova impostazione a partire da novembre - racconta il titolare Thomas Polenta - non è più sostenibile una situazione del genere». Bollette fuori controllo, costo delle materie prime alle stelle. E adesso ci si mette anche il calo dell’affluenza. «Ma è fisiologico - continua Polenta - siamo tutti sulla stessa barca: imprenditori e clienti». Anche chi già osservava un regime di aperture limitato al weekend è sul punto di restringere ulteriormente gli orari di servizio. «Prima il venerdì tenevo aperto anche con due o tre tavoli - spiega Carlo Carloni, titolare della Trattoria Sardella - adesso non penso che potrò permettermelo». Il problema è che gli operatori si trovano dentro un circolo vizioso: «Se vuoi lavorare devi stare aperto - dice Carloni - ma se stai aperto finisci per rimetterci. È un cane che si morde la coda». 
Tanto che c’è pure chi sta pensando di abbassare la serranda nei mesi di bassa frequentazione: «Se questo è lo scenario - afferma Fabio Fiatti, titolare della trattoria La Bottega di Pinocchio - io penso che resterò chiuso a gennaio e febbraio. Mi fermo e aspetto di vedere come si mettono le cose». Se durante la pandemia le attività di somministrazione imploravano il governo di farle restare aperte per incassare qualcosa, adesso spontaneamente ammainano le vele. «Non ha senso per la mia attività lavorare per poi chiedere i prestiti per pagare le bollette - incalza il ristoratore - meglio mettersi in finestra e aspettare che migliori la situazione.

Così non ne vale proprio la pena». 


Il diktat


Provare a resistere: queste le parole d’ordine dei negozianti del centro. «Stangata bollette e nuovi rincari in arrivo? In questo momento non c’è rimedio - dice Andrea Masini, titolare di Ramas -. Sono cosciente che l’abbigliamento sarà uno dei settori che rischia maggiormente di andare in crisi e non mi meraviglierei se il portafoglio clienti risentisse di questo aumento indiscriminato delle utenze. Ma di chiudere o limitare gli orari di apertura non se ne parla. Sono preoccupato, certo, ma limitare l’attività significherebbe spostare il problema sui dipendenti e non me la sento di togliere lavoro ai miei collaboratori. Abbiamo tenuto botta con il lockdown, c’è da stringere i denti di nuovo». Le famiglie - afferma Giorgio Pavani, titolare di Lay-Line - inizieranno a tagliare le spese per i beni futili, come l’abbigliamento. Mi auguro di sbagliare ma chi vive di commercio è preoccupato. Io tengo botta, mai pensato di chiudere».
«Spegniamo le luci delle vetrine un po’ prima per risparmiare e cerchiamo di tenere accese quelle del negozio solo quando servono - dice Paola Meldolesi, di Meldolesi Sport -. Ora speriamo che per un po’ non ci servano né riscaldamento, né aria condizionata. Se temiamo meno clienti? Un po’ sì, già in molti entrano solo per chiedere i prodotti in saldo». «Teniamo spente le luci delle vetrine di notte, apriamo un quarto d’ora dopo, chiudiamo un quarto prima, rateizziamo le bollette e abbiamo chiuso l’aria condizionata» il metodo per ammortizzare i costi della direzione dei negozi Taxi. «La preoccupazione di quello che ci aspetta c’è, il potere d’acquisto è diminuito, ma noi ci siamo».

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