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A discore non è fadiga. Ad Ancona vale la regola del lanciare il sasso e nascondere la mano, stretta a pugno sui social. Tutti primi della classe a chiacchiere, ma quando tocca metterci la faccia - e magari pure le idee perché cambi davvero qualcosa - si batte ogni record di velocità ad imboscarsi. Al gestore di un noto bar del Corso non è bastata un'intervista nella quale ha chiarito le ragioni sulle serrande chiuse di domenica. È volato sul web per sputare sentenze strappa like anziché impegnarsi a lavorare nei festivi e spingere pure i colleghi commercianti a farlo perché la città così muore.
L'ex sindaca
Anche l'ex sindaca Mancinelli si adegua ai tempi. Finge di sorprendersi che è per lo meno paradossale aver tenuto gli occhi chiusi (prima e dopo aver indossato la fascia tricolore), davanti allo scempio dei portici di piazza Cavour dove passa tutti i giorni per andare al lavoro nel suo studio da avvocato. E si fionda sulla sua bacheca a sollevare manciate di fango anziché metterci (finalmente) una parola buona per dare una ripulita a quelle colonne oscene. Ma c’è poco da scandalizzarsi se persino la preside di una delle scuole più prestigiose - il Rinaldini - si diverte a lanciare nella centrifuga di Facebook messaggi al veleno. Preferisce lo scritto all'orale, lei che invece è stata in silenzio anche dopo il party a base di vodka in una sua classe filmato con gli smartphone e poi fatto girare online, e davanti a una studentessa che ne bullizzava un’altra fino all'agguato nell'atrio dell'istituto con schiaffi e sigaretta spenta in faccia. Scena muta nella realtà vera dopo i fatti (gravissimi), commenti al fiele nel mondo virtuale, mascherati da leoni e leonesse da tastiera. Dimenticandosi che il loro Carnevale era finito da un pezzo.
Corriere Adriatico