ANCONA - Su Facebook è nato un gruppo, “Quelli che rivogliono il Dorico”, che ha già raccolto oltre 500 adesioni. La campagna ora può contare...
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Il Comune ha atteso per mesi il via libera della Regione e ora la palla è passata alla Soprintendenza, chiamata a esprimersi sull’esistenza di un vincolo culturale sull’impianto inaugurato nel 1931. Fondamentale che il parere arrivi in tempi brevi perché solo allora i tecnici del Comune potrebbero mettersi a lavorare a un progetto vero. Che oggi è fermo al palo. Quello del 2013 è in un cassetto: prevedeva un bando da 1,8 milioni per il restyling della tribuna, il rifacimento del campo in sintetico e l’ampliamento dell’area del tennis. Un anno fa l’assessore Guidotti e l’ingegner Moretti hanno ripreso in mano il rendering, pensando a uno spacchettamento tra zona tennis (200 mila euro per 4 campi più uno centrale con tribunetta) e quella del calcio (ristrutturazione di campo e tribuna). Fuori budget, avevano ipotizzato parcheggi al posto della gradinata e un’area verde attrezzata in curva, interventi che però farebbero lievitare i costi. Se tutto va bene, il bando per il Dorico uscirà nel 2018. La burocrazia rischia di intralciare le idee di Marconi che, di fronte a un progetto co-finanziato dal Comune, sarebbe disposto ad occuparsi della riqualificazione del campo e della tribuna dove allestire anche un ristorante e la nuova sede dell’Anconitana. Tribuna che oggi è omologata per 99 persone perché mancano le certificazioni.
Questo è un altro ostacolo: per estendere la capienza e ottenere l’agibilità per il pubblico spettacolo occorrono investimenti importanti anche in termini di collaudi e sicurezza. Lo scoglio più duro sembra politico. Il nemico del Dorico si chiama Del Conero: privilegiare il primo significa trasformare il secondo in una cattedrale nel deserto. Un rischio che il Comune non può permettersi, al di là dei problemi di ordine pubblico legati a parcheggi e sicurezza al Viale. Che esisteranno, per carità. Ma allora perché la Spal gioca in A in uno stadio del 1928 in pieno centro? Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico