Il Viale sfregiato dai writers: 700 metri horror tra scritte e graffiti sui muri. Gli operatori: «Dovete punirli»

Uno dei punti in cui i writers hanno lasciato il segno
ANCONA - Dal tribunale di Sorveglianza al Monumento ai Caduti: 770 metri per mille passi tra sgorbi, firme illeggibili e improbabili opere d’arte di writers incorreggibili....

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ANCONA - Dal tribunale di Sorveglianza al Monumento ai Caduti: 770 metri per mille passi tra sgorbi, firme illeggibili e improbabili opere d’arte di writers incorreggibili. La passeggiata lungo il boulevard cittadino è un percorso psichedelico: la vista affoga nell’obbrobrio di scarabocchi che invadono palazzi storici, arredi pubblici, edifici istituzionali. Facciate trasformate in maxi lavagne per la libera ispirazione di giovani dai cuori in subbuglio, fra dediche d’amore e autografi poco comprensibili.

 

Le odiose scritte s’arrampicano sulle pareti, fino a raggiungere le finestre delle abitazioni al primo piano. Il vecchio stadio Dorico è l’emblema dell’assalto all’arma bianca di graffitisti scatenati. Dulcis in fundo alla passeggiata sul Viale, il Monumento ai Caduti: gli artigli dei vandali sono arrivati di nuovo a graffiare la bianca pietra d’Istria con messaggi d’amore in codice, come il simbolo dell’infinito che unisce “G” ed “F”, presumibilmente le iniziali dei fidanzatini, o la scritta-ricordo “Was here”, riferita ad alcuni compagni di classe che, in data 5 giugno 2021, evidentemente sono capitati da queste parti e hanno voluto lasciare il segno.  


Beccarli non dovrebbe essere difficile, visto che l’area del Monumento è circondata da telecamere brandeggianti, quelle che il Comune anni fa installò proprio come scudo contro i vandali. Cosa rischiano? Una lavata di capo dai genitori - i primi a pagare, se i figli sono minorenni - e, secondo il codice penale, la reclusione da uno a 6 mesi o la multa da 300 a mille euro, con la pena che aumenta se ad essere imbrattati sono beni di interessi storico o artistico. Il decreto legge del 2017 in materia di sicurezza delle città ha introdotto la possibilità di punire in modo più severo chi scrive sui muri con l’obbligo di pulire o rimborsare le spese per la rimozione. D’altronde, anche il Regolamento comunale, all’articolo 17, stabilisce il divieto di «effettuare scritte o disegni sugli edifici pubblici o privati, sulle loro pertinenze, porte, muri, manufatti o infrastrutture, salvo autorizzazioni». Ma le leggi raramente hanno trovato applicazione. Così, i giovani “artisti” continuano ad agire indisturbati. 


«Non comprendono la bellezza dei palazzi che circondano il viale della Vittoria, certi gesti sono un insulto alla storia e al decoro - protesta Massimo Paci del bar Moldavia -. Basta una scritta per rovinare tutto, per vanità o per noia: parlo non tanto da operatore, ma da cittadino anconetano». Come fermare i teppisti? «Trovandogli un lavoro perché spesso chi fa queste cose non sa come occupare il tempo - sostiene Marina Longarini del bar di piazza Diaz -. La pandemia sembra aver portato molta più maleducazione».

La pineta del Passetto è il clou degli atti vandalici. Danilo Battistoni, gestore delle giostre che apriranno dopo il Covid il 15 giugno, non sa più che pesci pigliare: «Vengono a trovarci una o due volte all’anno per imbrattare o danneggiare i giochi. Sa quante denunce abbiamo fatto? Ormai siamo rassegnati. Se il Comune si decidesse a mettere le telecamere nei punti cruciali della pineta, come i bagni e la zona bar, forse sarebbe più facile riconoscere i colpevoli». 

 

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Corriere Adriatico